Soprassalto di sudore freddo da un sonno agitato, madido nonostante la pioggia che picchia furiosa sopra i battenti, pulso paura ancestrale, libero il petto con un rantolo sordo, rauco. Sbarro gli occhi inerme.
Lampi gialli squarciano la penombra del primo mattino.
Giorno di Resurrezione.
Primo scenario: al calar del sole la piazza è piena, ci sono tutti, ci si aspetta un discorso del Profeta. Matthys sale sul palco, parla alla folla, dà una qualche motivazione per la mancata Apocalisse, verosimilmente attribuendo la colpa agli eletti non ancora puri. Il palco è addossato al fianco meridionale della Cattedrale. Venti uomini, con me, entrano dalla facciata occidentale ed escono dalla finestra del transetto che sta proprio dietro al Profeta. Gli altri dieci sono tra le prime file. Non si dà alle guardie il tempo di reagire. Gresbeck afferra Matthys alle spalle e gli porta la lama alla gola. Il Capitano Gert spiega perché Enoch deve morire.
Secondo scenario: Enoch guida il popolo dei santi alla battaglia finale. Lasciarlo fare. L'esercito raccattato di von Waldeck può essere travolto. Venti dei miei nei posti chiave della battaglia. Il resto fa quadrato attorno al Profeta e tiene d'occhio la sua guardia personale. Nella confusione della battaglia cogliere il momento propizio. La pistola del Capitano Gert lascia Enoch sul campo.
La Cattedrale spalanca le fauci.
Quattro gradini larghi e sottili, di una spanna ciascuno, rialzano i due pilastri a sostegno dell'arco che precede e sovrasta il portale; appuntito al culmine, frastagliato sul bordo inferiore da tredici merletti di pietra come zanne acuminate. Due passi poi ancora quattro gradini, piú stretti e ripidi, fino alle due porte. In mezzo, sorta di ugola, una statua sorretta da una colonna sottile. Ai lati della seconda scalinata restringono gradualmente l'apertura tre nicchie per parte. Dall'arco delle labbra e dei denti fino alla gola scura, grande affollamento di statue, specie sul palato, come dannati ingoiati dal mostro.
Sovrastano l'ingresso gli occhi enormi di una vetrata dai fini ricami, affiancata da due grezze finestrelle per ogni lato. Chiude il volto il frontone triangolare, su cui campeggiano tre pinnacoli: le corna.
La facciata è racchiusa dalle massicce torri quadrate, profilate da due ordini di archi pensili, semplici i primi, duplici i secondi, e aperte da due ordini di bifore di grandezza progressiva. Da una parte e dall'altra, le due ali del transetto sono zampe pesantemente accovacciate sul terreno.
Fradicio di pioggia, mi lascio inghiottire.
Quasi metà dell'attuale popolazione di Münster è riunita fin dai vespri di sabato tra queste tre imponenti navate. In ginocchio, le mani giunte, attendono cantando sommessamente ciò che il Profeta ha predetto per questo giorno.
- Oggi farò sparire dalla terra ogni cosa, dice il Signore. Distruggerò uomini e bestie. Sterminerò gli uccelli del cielo e i pesci del mare, abbatterò gli empi. Sterminerò l'uomo dalla terra. Come un diluvio è il giorno finale. Questa nostra città è l'arca costruita col legno della penitenza e della giustizia. Essa galleggerà sulle acque della vendetta finale.
Dio non chiese a Noè di avvisare il mondo di quanto stava per accadere. E quando le acque si ritirarono, promise che mai piú avrebbe colpito ogni essere vivente come in quel giorno. Da allora, ogni qual volta il Signore nutre propositi di distruzione, sceglie un profeta che indichi ai suoi simili la strada della conversione. Geremia parlò al Re di Giuda, Giona attraversò Ninive, Ezechiele fu mandato agli Israeliti, Amos percorse il deserto.
Se mando la spada contro un paese e il popolo di quella terra sceglie una sentinella, e questa, vedendo sopraggiungere la spada sul paese, suona la tromba e dà l'allarme al popolo, se colui che ben sente il suono della tromba non ci bada e la spada giunge e lo sorprende, egli dovrà a se stesso la propria rovina. Se invece la sentinella vede giungere la spada e non suona la tromba e la spada giunge e sorprende qualcuno, questi sarà sorpreso per la sua iniquità: ma della sua morte domanderò conto alla sentinella.
Io non godo della morte dell'empio, dice il Signore Dio, ma che l'empio desista dalla sua condotta e viva. Se Dio volesse giudicare il mondo cosí come è, non si servirebbe di profeti. Se Dio volesse convertire tutti gli empi, infonderebbe loro il suo Spirito, ma non si servirebbe di profeti.
Jan Matthys di Haarlem fu chiamato per diffondere la parola di Dio fin dove la sua voce potesse giungere. Oltre quel confine il Signore avrà chiamato a sé altri profeti: presso il Turco, nel Nuovo Mondo, nel Catai.
Fuori da queste mura, dove la morte affila la sua falce, stanno uomini che non per loro distrazione sono stati sordi alla tromba. I mercenari al soldo dei principi, i disperati costretti dalla fame a combattere guerre non loro, ai quali sono state raccontate soltanto bugie sul nostro conto. Quanti di loro entrerebbero nell'arca se qualcuno gli dicesse che il denaro è stato abolito, ogni bene messo in comune, che unica erudizione è quella della Bibbia e unica legge quella di Dio?
Se il Profeta della Nuova Gerusalemme non parlerà loro per distoglierli da una condotta infame, dettata solo dalla miseria, allora il Signore chiederà conto soltanto a lui della loro rovina.
C'è un tempo e un luogo per cui ogni cosa abbia un inizio e una fine. Ecco, il nostro tempo è finito. Il Signore giunge, e il profeta diviene nulla. Le porte del Regno sono spalancate. Egli adempirà al suo mandato, com'è scritto nel Piano.
Knipperdolling non riesce a capire. Con lo sguardo incredulo segue i passi di Matthys verso l'uscita. Prova a domandare qualcosa a Rothmann, ma non ottiene risposta. Il volto malato del predicatore non tradisce emozioni, le labbra mosse dal tremolare di una preghiera. Forse la conoscenza della Bibbia e dei suoi profeti lo aiuta a essere piú lungimirante di me e Gresbeck sul comportamento di Matthys. Heinrich, addossato a un pilastro, pare una statua. Riesce a fatica a voltare il collo per cercare i miei occhi. Che facciamo adesso? Jan di Leida sfoglia freneticamente la Bibbia in cerca di risposte da tradurre sulla scena. Qualcuno intona il Dies Irae. Una sorta di processione spontanea scorre lungo la navata centrale.
Spingo per raggiungere la porta, pronto a qualunque scenario.
Un raggio di sole malato accompagna il suo incedere deciso.
Il profeta di Münster varca la Ludgeritor e si lascia alle spalle la città, scortato da una dozzina di uomini. Nessun altro ha potuto seguirlo: ognuno ha il suo ruolo nel Piano.
Ci accalchiamo sulle mura.
Il campo del principe vescovo è ben visibile, a poca distanza, sfocato appena dai vapori che salgono dalla terra umida.
Li vediamo avanzare verso il terrapieno scavato dai mercenari del vescovo. Trambusto nelle loro fila, puntano gli archibugi.
Matthys fa cenno ai suoi di fermarsi.
Matthys prosegue da solo.
Matthys è disarmato.
Attoniti. Cosa vuole fare?
Nessuno respira.
Matthys alza le braccia al cielo, altissime, i capelli neri sconvolti dalla pioggia.
È fuori tiro, ma basta una breve corsa, poche decine di passi.
Tutti zitti, come se il vento potesse portare le sue parole fino agli spalti.
Migliaia di occhi concentrati sull'unico punto. L'ultimo istante.
Il Piano.
Avanza ancora. Sale in piedi sul primo muro basso delle fortificazioni.
Mio Dio, sta per farlo veramente.
Fino a Pasqua.
Un profeta a termine.
Sembra di udite qualcosa, forse l'eco di una parola pronunciata piú forte.
Un movimento, un balzo alle spalle del Profeta. Qualcuno sale, il luccichio di una spada. Cadono in avanti.
Un manipolo di cavalieri esce dall'accampamento e si lancia sulla strada a bloccare il seguito di Matthys. Uomini e cavalli in un solo groviglio.
Gli occhi di tutti si congelano d'orrore, come foglie secche nel ghiaccio.
Non un grido, non un fiato.
L'urlo d'esultanza dei vescovili.
Una mano sulla spalla.
- Vieni via, Gert.
È Gresbeck, faccia scura: - Che cazzo si fa adesso!?
- L'ha fatto veramente...
I münsteriti sono ancora tutti sulle mura, in attesa che accada qualcosa, che quel colpo si rialzi e apra il cielo con una parola di fuoco.
- Che cazzo facciamo, Gert!?
Mi scuote. Quasi scarico la tensione con un sorriso idiota: - Quel bastardo è riuscito a mandare a monte i nostri piani...
- L'importante è che si è tolto di mezzo. Ma adesso?
Guardiamo la gente rifluire per le strade, mentre andiamo in cerca dei borgomastri. Svuotati, inerti fantasmi e sonnambuli che non riescono nemmeno ad avere paura. Gli hanno strappato l'Apocalisse, il Profeta non c'è piú. Di Dio nemmeno l'ombra. Ma questa è davvero l'Ultima Pasqua, con le tombe scoperchiate e le anime dei defunti a vagare in attesa del giudizio. Qualcuno l'ha visto portare in cielo dagli angeli, qualcun altro trascinato negli inferi da un demonio. Affollano le vie, la piazza del Mercato, senza piú voglia di pregare, perché non sanno piú per chi o per cosa valga la pena farlo. Capannelli di persone che parlano a bassa voce si formano un po' dappertutto. Bisogna prendere in mano la situazione, trovare Knipperdolling e Kibbenbrock prima che lo scoramento si trasformi in panico.
Troviamo il secondo borgomastro seduto sui gradini di San Lamberto, il capo chino.
- Dov'è Knipperdolling?
Confuso: - Era con me alle mura, poi non l'ho piú visto.
- Sei sicuro che non sia in chiesa?
Scuote la testa: - Di qui non è passato.
Ci affrettiamo verso la piazza della Cattedrale. Non ho bisogno di guardare Gresbeck: respiriamo gli stessi pessimi presentimenti.
Poco prima del buio la macabra conferma.
Il corpo di Jan di Haarlem in una cesta catapultata oltre le mura. Macellato, a pezzi.
Knipperdolling come impazzito. Di corsa, nel torpore della città, invoca a squarciagola il nome di Jan Bockelson, il novello Davide.
Sul palco a ridosso della Cattedrale si staglia la sagoma inconfondibile del Leidano Pazzo.
Scena prima: il sogno di Re Davide (Knipperdolling nella parte di Matthys, Bockelson in quella di se stesso).
MATTHYS: - Sí, sí. Sei un bastardo Jan di Leida. Un figlio di puttana. Il bastardo e il figlio di puttana che mi succederà alla guida delle schiere del Signore.
BOCKELSON: - No, no! Sono un verme viscido e schifoso, indegno, indegno!
MATTHYS: - Jan, omonimo apostolo mio, tu sai quanto ti amo. E il mio amore non è altro che un riflesso dell'amore piú grande del Padre per te. Verme, nient'altro eri. E io ti ho trascinato fuori dal fango dei bordelli per farti combattere a Münster al mio fianco. Verme. Regale verme a cui spetterà il compito di raccogliere la mia spada e instaurare il Regno. Tra otto giorni il Profeta dovrà lasciare il posto al Signore. E il Signore sceglierà te, per essere guida della Nuova Sion.
BOCKELSON (trattiene le lacrime, non vede piú nessuno, o forse ha tutto chiaro. Molto piú chiaro di me e di Gresbeck): - Vieni avanti Berndt.,
Intermezzo (Knipperdolling, nei panni di se stesso, avanza goffo, lo spadone della Giustizia in mano).
KNIPPERDOLLING: - È vero. Otto giorni fa Jan di Leida mi disse d'essere stato visitato da Matthys in sogno e di aver ricevuto da lui la consegna di portare a compimento il Piano.
Scena seconda: il compimento del Piano (Bockelson nella parte di Dio e di Davide, Knipperdolling nella parte di se stesso).
DIO: - Uomini e donne di Münster, guardate questo piccolo omuncolo. Guardate Davide. Uomini e donne della Nuova Gerusalemme: il Regno è vostro! Per dio, io vinco! Tutto ciò che era promesso si è avverato. Siete i padroni del Regno. Correte sulle mura a ridere in faccia ai vostri nemici, scoreggiate la vostra gioia sui loro grugni bestiali! Essi non possono nulla, Matthys l'ha dimostrato. Egli ha voluto dirvi che gli empi leccastola possono anche ridurlo in briciole grandi come caccole del naso, ma non scalfiranno il Piano! E il mio piano è vincere! Vincere! Una fionda! Una fionda per Davide!
(Knipperdolling si affretta a passare una fionda a Bockelson, di quelle che i contadini usano per tenere lontani i corvi dal raccolto).
DAVIDE: - Cittadini della Nuova Gerusalemme, io sono l'uomo che viene nel nome del Padre: il novello Davide, il bastardo fratellastro di Cristo, il prescelto! Ammirate il Padre, che ha voluto scegliere un mentecatto, un puttaniere, per farne il Suo apostolo, il Suo capitano. E per bocca dell'arcangelo Matthys gli ha annunciato la gravidanza. Sí, gravidanza del compimento del Piano. Jan Matthys non è morto! Matthys il Grande mi ha fecondato con la Parola del Padre e vive in me, vive in tutti voi, perché noi siamo destinati ad andare fino in fondo, siamo noi la forza di Dio, siamo i migliori, i prescelti, i santi, coloro che hanno ereditato la terra e possono usarne come piú ne hanno voglia. Non abbiamo piú limiti: il mondo è finito, è ai nostri piedi! (Tira il fiato, fa planare il suo sguardo azzurro sulla folla, che si è ormai ingrossata fino a riempire la piazza). - Fratelli e sorelle: l'Eden è nostro!
KNIPPERDOLLING (al suo fianco): - Evvia Sion!
La risposta è un colpo che spezza le gambe, una sbornia, uno sparo, un cazzotto al mento, una secchiata d'acqua gelida che mi stordisce. È un evviva urlato a squarciagola da migliaia di persone, a cancellare la disperazione, lo scoraggiamento, la consapevolezza di aver seguito un folle che ora giace a pezzi in un canestro. Meglio crederci fino in fondo allora, meglio continuare a sognare piuttosto che prendere atto della follia collettiva. Lo leggo nei loro occhi, nelle espressioni stravolte di quei volti: meglio un pappone saltimbanco, sí, sí, il figlio di Matthys, meglio lui, ma ridateci l'Apocalisse, ridateci la fede. Ridateci Dio.
Barcollo ammutolito, vedo Bockelson innalzato da una foresta di mani e portato in trionfo per la piazza. Ride e manda baci a tutti quanti, sensuali, provocanti, forse ne ha uno anche per il compare che piú d'una volta l'ha tirato fuori dai guai e lo ha accompagnato fin qui. O forse a tutto questo il Santo Puttaniere non pensa piú. Non uscirà mai piú da questa parte, la migliore interpretazione della sua vita. Jan, sei finalmente riuscito a far calzare il mondo come un guanto al tuo repertorio d'attore. O al contrario, sono i tuoi personaggi che hanno trovato il palcoscenico adatto nel cuore di questi uomini e negli eventi del mondo. Adesso sei Mosè, Giovanni, Elia, e chiunque ti va di essere. Lo sei per sempre: non hai nessuna intenzione di tornare indietro. Sta scritto nel tuo sorriso e nel fatto che non avresti nessun motivo per farlo.
Gran finale: La folla inonda la città, innalza il nuovo profeta di Münster alla Aegiditor, che i vescovili vedano che il morale del popolo di Sion è alto e che c'è un nuovo condottiero. Ma un urlo di ribrezzo e terrore agghiaccia il corteo trionfale. Le donne che hanno spalancato la porta indicano una delle due grandi ante.
Una freccia tiene affisso qualcosa al legno, come un sacchetto sanguinolento. Uno scherzo macabro dei vescovili: devono aver approfittato dell'assenza delle sentinelle per avvicinarsi alle mura e poi scappare.
La folla si apre e avanza Jan di Leida, deciso, stacca la freccia e raccoglie senza battere ciglio lo scroto di Jan Matthys, lo stringe in mano, annuisce ai propri angeli. Alza la voce e i coglioni del Profeta, in bella vista, affinché tutti possano vedere.
BOCKELSON: - Sí. Benché io abbia lasciato una moglie legittima a Leida per seguire il Grande Matthys, egli mi disse che avrei dovuto essere marito della sua donna. Dovrò sposare la vedova del Profeta e usare i coglioni al suo posto. (Si ficca in tasca il grumo sanguinolento e annuncia): - Portate Divara! La mia sposa destinata.
Applausi.
Fine.
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