Münster ha un fascino particolare, vicoli stretti, case scure, la piazza del Mercato ai cui margini si innalza San Lamberto: l'architettura e la disposizione degli edifici, tutto sembra casuale, caotico, e invece col passare dei giorni ti accorgi che esiste un ordine, celato nel dedalo di vie. Ho trascorso il tempo: libero a conoscere la città girovagando, senza meta per ore, perdendomi nel labirinto, e ritrovando l'orientamento, ogni volta in punti diversi della città. Scopro passaggi semisegreti, chiacchiero con i commercianti, la gente è aperta con gli stranieri, forse perché l'anabattismo qui è giunto sulle gambe dei profeti erranti olandesi. Ho conosciuto uno di loro, Heinrich Rol, a cui è stata assegnata una parrocchia entro le mura. Abbiamo parlato a lungo dell'Olanda, mi ha fatto nomi di confratelli di laggiú, non li ho riconosciuti. Dicono che Münster faccia quindicimila abitanti, ma nei giorni di mercato devono essere certamente di piú. I borghigiani di qua sono tipi che viaggiano, manifatture tessili, moltissimi operai. Aver scacciato il vescovo ha permesso di abolire le tasse sui tessuti e di entrare in concorrenza con i prodotti dei conventi: i fraticelli se la vedono brutta, i mercanti ingrassano. Ho imparato a captare la forza emanata dai luoghi, questi muri trasudano eccitazione, scontento, vita: è un crocevia importante, tra il Nord della Germania e il basso Reno, ma c'è un'energia vitale che viene da qui, dal suo interno, dal conflitto che nasce tra la sporcizia e le ruote dei carri.
Münster è uno di quei posti che ti dà la sensazione che qualche cosa presto o tardi inevitabilmente dovrà accadere.
***
Volo sul fango della strada, già avvolta dal buio, senza badare agli schizzi che mi smerdano le brache, volo veloce, sulla punta degli stivali, fino alla casa. È stato Knipperdolling a mandarci a chiamare tutti, me mi hanno trovato in osteria, che mi attardavo dietro alla disputa teologica tra due maniscalchi. Veloce, veloce, un gran guaio, il ragazzo che mi ha rintracciato ha detto di filare alla casa del capo delle gilde, e di appuntarmi sul mantello la spilla, un pezzaccio di rame che raffigura l'acrostico del nostro motto: DWWF, Il Verbo si è Fatto Carne, che senza quella non mi avrebbero fatto entrare.
Tre colpi al batacchio e dopo un istante una voce nota: - Chi siete?
- Gert dal Pozzo.
- Qual è la parola?
Stringo la spilla: Il Verbo si è fatto carne.
Chiavistelli che scorrono: Rothmann mi fa cenno di entrare, un'occhiata rapida alle mie spalle, prima di richiudere la porta.
- Per fortuna ti abbiamo trovato: tira un'aria bruttissima.
- Che succede?
- Non hai saputo niente?
Alzo le spalle come per scusarmi.
La preoccupazione si legge limpida sul suo volto: - Il vescovo, quel figlio di puttana, ha fatto affiggere un editto: ci ha tolto ogni diritto civile, a noi e a chiunque ci dia sostegno. Minaccia ripercussioni sulla cittadinanza se continua a coprirci.
- Merda.
- Von Waldeck sta preparando qualcosa, lo conosco, vuole dividerci, spera di portare i luterani dalla sua parte per lasciarci isolati. Vieni, abbiamo convocato questa riunione per decidere come reagire. C'è bisogno del parere di tutti.
La stanza da pranzo è già affollata, una ventina di persone si accalca intorno al tavolo rotondo, il brusio ricorda il rumore del mercato colto da lontano. Knipperdolling e Kibbenbrock stanno discutendo sottovoce tra loro, le facce paonazze dei due rappresentanti delle corporazioni tessili parlano da sole.
Quando mi vedono fanno cenno di sedere accanto a loro. Li raggiungo sgomitando, Bockelson è già lí, un cenno grave di saluto: - Hai sentito dell'editto?
- Me lo ha detto Rothmann, non ne sapevo niente, ho cazzeggiato tutto il giorno.
Rothmann fa cessare il brusio con ampi gesti, i confratelli si zittiscono a vicenda.
- Fratelli, l'ora è grave, inutile nascondercelo, l'offensiva di von Waldeck mira a isolarci in città, metterci fuori legge per poterci perseguitare, possibilmente con la connivenza dei luterani. Questa notte dobbiamo decidere come difenderci, ora che il vescovo ha scoperto le carte e dà battaglia, e il pericolo incombe su di noi.
Battono alla porta, facce attonite, qualcuno corre a vedere, la parola d'ordine risuona fin qui, piú d'una, sono parecchi.
Una dozzina di operai, martelli e accette in mano, in testa un piccoletto magro e scuro, enorme pistola in cintura, sguardo da figlio di puttana e gesti rapidi. È Redeker, bandito di strada di mestiere, unitosi ai battisti per alleggerire le borse dei ricchi e poi convertitosi alla causa comune. Rothmann stesso lo ha battezzato pochi giorni fa, dopo che questi aveva dato prova di affidabilità donando al fondo battista il ricavato della rapina piú lucrosa: cinquecento fiorini d'oro strappati al cavaliere vescovile von Büren, un'impresa memorabile.
Rothmann li fulmina tutti con lo sguardo: - Che significa?!
- Che la gente non vuole restare con le mani in mano mentre le stringono la corda al collo.
- Non è un buon motivo per venire armati in casa di Knipperdolling, fratello Redeker. Non dobbiamo dare ai nostri avversari il pretesto per attaccarci.
- Accadrà comunque, cosa credi? - Il piccoletto è nero di rabbia. - Batterli sul tempo, questo si deve fare, e subito. I luterani sono pronti a leccare il culo a von Waldeck e a venderci tutti quanti! Li hanno visti trasportare armi sull'altra sponda del canale, nel monastero di Überwasser: si preparano ad attaccarci.
- Redeker ha ragione, cazzo! Non possiamo aspettare che entrino da quella porta per sgozzarci! - L'eco viene da chi l'ha seguito, un coro di incitazioni: - Eh sí! Diamogli addosso, facciamola finita una volta per tutte!
Rothmann stringe gli occhi, un lupo: - Cosa vorreste fare?
Redeker lo squadra, piantato in mezzo alla stanza: - Io dico: facciamoli fuori. Tagliamo la gola ai papisti, tagliamo la gola ai luterani. Preferirei fidarmi di un serpente, piuttosto che di Judefeldt e dei suoi compari del Consiglio,
- E Tilbeck? L'altro borgomastro non ci è ostile, vuoi sgozzare anche lui?
- Sono tutti d'accordo, Rothmann, non lo vedi? Uno fa il buono e l'altro fa il duro, sono dei venduti, preferiscono mille volte von Waldeck a noi, aspettano soltanto l'occasione buona per pugnalarci nel sonno, e il vescovo gliela sta offrendo su un piatto d'argento. Mettiamo fine a questa faccenda e chi deve andarsene all'inferno ci vada subito.
Rothmann incrocia le braccia, fa qualche passo meditabondo da istrione: - No, fratelli, no. Non può essere questa la via -. Lascia che le parole raccolgano l'attenzione delle parti. - Per due anni abbiamo lottato, uniti, a volte soli, guadagnandoci l'appoggio della popolazione di Münster, degli operai, passo passo, spargendo il seme del nostro messaggio, raccogliendo adesioni in città e ora anche da fuori -. Lo sguardo cade su me, su Bockelson. - Gli apostoli di Matthys sono qui. E insieme a loro, altra gente sta affluendo, guidata dalla speranza fino alla nostra città. E costoro, questi uomini e queste donne pieni di fede in Dio e in noi, sí, fratelli, in noi, nella nostra capacità di vincere questa battaglia, non possono vedere messo tutto a repentaglio in una sola notte, sull'onda del panico. Non soltanto la loro fede ci dà forza, ma anche il loro contributo materiale, finanche i patrimoni, fratelli, i soldi che ci vengono donati -. Un mormorio percorre la sala, sguardi interrogativi a cercare i donatori.
La rabbia trattenuta di Redeker lo interrompe: - Anch'io ho donato alla causa un sacco di soldi. E ora dico, con quei soldi compriamo dei cannoni!
- Sí, una spingarda e delle spade!
- E pistole!
- No, non può risolversi tutto cosí, non i nostri sforzi, Redeker, non il nostro lavoro. Se adesso diamo inizio a una strage, che diranno le città vicine, cosa i fratelli che guardano a Münster come a un faro per la cristianità rinnovata!? Penseranno che siamo dei pazzi sanguinari e si tireranno indietro. Quello che tu hai dato alla causa, quello che altri oggi donano, non è bottino di guerra. E io dico che può essere utilizzato ben diversamente e messo a profitto.
- Che cazzo significa?
- Significa che oggi il vescovo tenta di mettere la popolazione contro di noi, minacciandola se ci darà man forte. Ebbene dobbiamo fare in modo che restino dalla nostra parte. Bisogna essere i capitani degli umili, non solo di noi stessi. Non capisci cos'è che vuole von Waldeck?! Io non farò il suo gioco, reagiremo, Redeker, ma piú efficacemente -. Una pausa per creare attesa. - Propongo che l'assemblea deliberi sull'utilizzo dei soldi raccolti a favore di un fondo per i poveri. Che tutti i bisognosi possano attingere, secondo le modalità che decideremo, a una cassa di mutuo soccorso, e che chi ha di piú vi contribuisca come può.
Seduti, Knipperdolling e Kibbenbrock annuiscono convinti. Redeker dondola sulle gambe, indeciso: non basta.
Rothmann insiste: - Allora i poveri capiranno che la loro causa è la nostra causa. Il fondo di mutua assistenza varrà piú di ogni sermone, qualcosa di tangibile nelle loro vite. I luterani possono tramare finché vogliono, ma saremo piú forti, il vescovo può bandire mille editti, ma avremo il popolo dalla nostra!
Ha finito, i due restano a guardarsi per un lungo momento. Alle spalle di Rothmann un annuire di teste, dietro Redeker, un brusio d'incertezza.
Il brigante storce la bocca: - E se decidono di farci il culo?
Mi alzo facendo volar via la sedia, da sotto il mantello sguaino la daga sul tavolo, Rothmann e Knipperdolling sobbalzano. - Se è il ferro che vorranno assaggiare, non glielo faremo mancare, fratello, parola di Gert dal Pozzo. Ma se il popolo sarà con noi, le spade si solleveranno a migliaia -. Silenzio di tomba in tutta la sala. - Ora andremo là fuori a stracciare l'editto del vescovo e i luterani vedranno che non tentiamo von Waldeck e tantomeno loro. Che ci pensino due volte prima di attaccarci.
Lo stupore di tutti svanisce rapidamente, anche la tensione di Rothmann. Redeker mi fissa spavaldo, oltre la spada, e annuisce appena.
- D'accordo. Faremo come dite. Ma nessuno di noi ha intenzione di fare il martire. Se devo essere fottuto, voglio farlo con la spada in mano, portando un bel po' di quei bastardi con me.
L'intesa è raggiunta, merito delle parole di Rothmann e della mossa efficace dell'apostolo di Matthys. Ai voti la fondazione della cassa per i poveri: l'unanimità. Kibbenbrock, carta e penna, segna tutto sui libri contabili, mentre Redeker organizza squadre di cinque uomini che strappino l'editto dai muri della città.
Rothmann e Knipperdolling mi prendono da parte, mentre i confratelli escono a gruppetti di tre o quattro per non dare nell'occhio. La notte risucchia le sagome a una a una.
Pacca sulla spalla e un complimento: - Le parole giuste. Era quello che volevano sentirsi dire.
- Ed è quello che penso. Redeker è avventato, ma sa il fatto suo. Siamo riusciti a farlo ragionare e ha capito.
Knipperdolling alza le spalle: - È un bandito di strada, difficile da trattare...
- Un bandito che ruba ai ricchi cavalieri per dare ai poveracci. Ce ne vorrebbero di tipi del genere. Matthys dice che è tra la feccia della strada che troveremo i soldati di Dio, tra gli ultimi, i fuorilegge, i saltimbanchi, i magnaccia... - Faccio un gesto in direzione di Bockelson, accoccolato su una sedia vicino al camino, mezzo addormentato con le mani sui coglioni.
Il grosso tessitore si gratta la barba: - Secondo te si arriverà alle armi?
- Non lo so, von Waldeck non mi sembra il tipo che molla facilmente.
- E i luterani?
- Dipenderà da loro, credo.
Knipperdolling continua a frugarsi il mento: - Mmh. Senti, manca meno di un mese alle elezioni per rinnovare il Consiglio e i borgomastri. Io e Kibbenbrock potremmo candidarci.
Rothmann scuote la testa: - I nostri sostenitori sono troppo poveri per poter votare: o cambi l'ordinamento o hai perso prima di cominciare.
Il parere degli apostoli di Matthys sembra essere essenziale, insisto: - Vi auguro di cuore di riuscire a prendere la città pacificamente, ma dall'aria che si respira potrebbe anche andare in modo diverso.
Rothmann annuisce grave: - Già. Staremo a vedere. Intanto che il fondo per i poveri funzioni da subito. Elezioni o no, riusciremo a mettere in minoranza luterani e cattolici. Per precauzione sposteremo i culti dalle parrocchie alle case private per proteggerci dalle spie.
- Che il Signore ci assista.
- Non ne dubito, amici miei, adesso se permettete vado con i fratelli a far coriandoli dell'editto del vescovo.
- E Jan, lo lasci qui? - Knipperdolling mi ricorda la carcassa dell'amico, accasciata davanti al fuoco.
- Lascialo dormire, non ci sarebbe di grande aiuto...
Fuori la notte è di ghiaccio, nessuna luce, brividi scivolano sotto il mantello, mentre cerco la strada per la piazza del Mercato. Mi aiuta la memoria delle lunghe derive per queste vie. Appena un'ombra, la sensazione di una presenza e ho già la daga sguainata, piantata nel buio davanti a me.
- Ferma la mano, fratello.
- Perché dovrei?
- Perché il Verbo si è fatto carne.
Dal buio emerge un volto, era alla riunione.
- Un po' piú vicino e ti infilzavo senza pensarci due volte... Chi sei?
- Uno che ha ammirato il tuo modo di fare. Heinrich Gresbeck mi chiamo -. Una cicatrice obliqua gli spacca il sopracciglio, occhi azzurri, ben piantato, piú o meno la mia età.
- Sei di qui?
- No, di un paese qua vicino, anche se l'ultima volta che sono capitato da queste parti è stato dieci anni fa.
- Predicatore?
- Mercenario.
- Non credevo ci fossero battisti addestrati a combattere.
- Soltanto io e te.
- Chi te lo dice?
- Riconosco una buona spada. Matthys sa scegliere i suoi uomini.
- Solo questo volevi dirmi?
Il volto è scavato, la cicatrice fa apparire i tratti piú cupi e minacciosi di quanto in realtà non siano: - Ammiro Rothmann, è stato lui a battezzarmi. Abbiamo un grande predicatore, presto o tardi ci servirà anche un capitano.
- Intendi dire me. E perché non tu?
Sogghigna, denti bianchi: - Non scherzare: io sono il piccolo Gresbeck, tu il grande Gert dal Pozzo, l'apostolo. Ti seguiranno, cosí come ti hanno dato ascolto stasera.
- Questi non sono mercenari, fratello.
- Lo so. Non combatteranno per il bottino, combatteranno per il Regno, e per questo possono spaccare il culo a tutti. Ma qualcuno dovrà guidarli.
- Io tengo il posto di Matthys fino a quando lui...
- Matthys faceva il fornaio, non prendiamoci in giro, quello di Leida era un pappone, Knipperdolling e Kibbenbrock sono tessitori, Rothmann uomo di Bibbia.
Annuisco, senza aggiungere nulla. Una rassicurazione: - Quando sarà il momento saprai dove trovarmi.
- Ci saremo tutti. E adesso andiamo a pulirci il culo con quell'editto.
Si inoltra già nella notte della via, a caccia del fantasma di von Waldeck.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento