Leida, 20 settembre 1533

- Ecco, la strada che cercate è la prima sulla destra. Da qui non potete sbagliare.
Il ragazzino che ci ha accompagnato si ferma in attesa di qualche spicciolo e indica una viuzza in fondo all'isolato. Sembra quasi paralizzato. Un sussurro a occhi bassi: - La mamma lavora lí, non vuole vedermi da queste parti.
Apre la mano per accogliere le monete. Jan Matthys non si scompone: - La tua ricompensa è grande nel cielo, - sentenzia con solennità.
- Ma intanto, - aggiungo cacciando un fiorino dalla borsa, - un misero anticipo terreno non potrà farti male.
Il biondino schizza via regalandoci il lampo di un sorriso sdentato, mentre Jan Matthys cerca di guardarmi con disappunto, senza riuscire a trattenere una risata: - Fin da piccoli bisogna abituarli all'urgenza del Regno, non credi?
Forse è proprio la mamma della nostra piccola guida a darci il benvenuto nel vicolo. Bionda come lui, gli occhi chiari marcati di nero, appoggia le tette sul davanzale sbrecciato di una finestra al secondo piano. Le teste non fanno in tempo a voltarsi per osservarla, che sentiamo dietro di noi lo schioccare acuto di una decina di baci affidati al vento. Come nella galleria di ritratti di una qualche nobile famiglia, i busti generosi delle prostitute di Leida ci affiancano a destra e a sinistra, appesi a diverse altezze sui muri a graticcio delle case.
Benché distratti da una simile accoglienza, non impieghiamo molto tempo a individuare il portone verde che stiamo cercando. È l'ultimo edificio del vicolo, all'angolo con un ponticello senza ballatoio che si inarca a scavalcare uno dei tanti canali sul Reno.
Matthys, alto e allampanato, è raggiante. Sulle scale che ci conducono al primo piano, mi batte la mano sulla spalla e annuisce col capo: - Tra le puttane e i magnaccia, Gert!
- E tra gli ubriachi di un'osteria, - aggiungo con un sorriso alludendo al reclutamento di Gert dal Pozzo.
A farci gli onori di casa questa volta è una ragazza completamente vestita, per quanto non proprio come una dama che si rechi al mercato.
- Cercate Jan Bockelson, Jan di Leida, non è vero? In questo momento non può...
- Falli entrare! - la interrompe un grido dal fondo del corridoio. - Non vedi che sono profeti? Venite, avanti, avanti!
La voce è bassa e corposa, di quelle che partono dall'addome e rimbombano in gola. Decisamente non si addice alla scena che ci troviamo di fronte una volta spalancata la porta da cui l'abbiamo udita uscire.
Il nostro uomo è sdraiato su un divanetto corto, con una mano avvinghiata a una coperta e l'altra ai coglioni. È nudo dalla cintola in su, tutto spalmato d'olio sul petto. Una donna, anche lei mezza nuda, ha in mano un rasoio e lo sta depilando.
- Dovete scusarmi, cari amici, - dice con quella voce che sembra quasi una presa in giro. - Non volevo farvi attendere troppo. La nostra anticamera è sempre un po' malfrequentata.
Ci presentiamo. Matthys lo guarda un attimo, poi gira gli occhi intorno: - È il tuo lavoro?
- Sono miei tutti i lavori che non fanno sudare la fronte, - è la risposta immediata, quasi la battuta di un attore sul palco. - Nego con la piú assoluta fermezza il peccato di Adamo e di conseguenza non accetto le maledizioni da esso derivate. Facevo il sarto, ma ho smesso in fretta. Adesso impersono sulle piazze i grandi protagonisti della Bibbia.
- Ah, ecco: sei un attore!
- Attore non è il termine giusto, amico mio: io non recito, io impersono.
Afferra una spugna da un catino e si ripulisce dal sapone. Balza in piedi, strattonandosi decisamente in mezzo alle gambe. Il volto è una maschera di dolorosa rassegnazione, gli occhi puntati nei miei:
- «Io me ne vado per la strada di ogni uomo sulla terra. Tu sii forte, e mostrati uomo. Osserva la legge del Signore tuo Dio, procedendo nelle sue vie ed eseguendo i suoi statuti, i suoi comandi e i suoi precetti».
La ragazza applaude entusiasta, stringendo il seno tra le braccia. - Bravo, Jan! - Guardando me: - Non è bravissimo?
Il re Davide fa un profondo inchino. Dal corridoio giungono strani rumori: tonfi, urla, grida soffocate. Il nostro Jan sulle prime sembra non farci caso, intento alla sua igiene personale. Poi c'è qualcosa che lo fa scattare, forse un «Aiuto» piú acuto degli altri o soltanto piú convincente. Afferra un rasoio e vola fuori.
Il tuono della sua voce riempie la casa. Matthys e io ci guardiamo, incerti se intervenire. Passa un attimo e Jan di Leida ricompare sulla soglia. Respira a fondo, dà una sistemata al cavallo delle brache e affonda il rasoio in un catino smaltato. L'acqua si tinge di rosso.
- Che ne dite? - dice senza voltarsi. - Avete mai sentito parlare di un lenone gentile, rispettoso del prossimo e di buone maniere? I magnaccia sono gente crudele, brutale. Io invece vorrei diventare il primo pappone santo della storia. Sí, amici, sono un magnaccia che sogna di sedere alla destra di Dio. Eppure ogni tanto il sogno si interrompe e il magnaccia si sveglia...
- Non si tratta di sogno o di veglia -. La voce dell'altro Jan non è quella di un attore, è quella di Enoch. - Papponi, prostitute, ladri e assassini: ecco i santi degli ultimi giorni!
Jan di Leida porta una mano sulle labbra e poi sui coglioni: - Uh! Non parlarmi della fine del mondo, amico. Ho conosciuto un sacco di profeti qui dentro e sono tutti iettatori.
- Lo credo bene, - rispondo di getto, - attendere immobili l'Apocalisse porta rogna. La Rivelazione giunge soltanto dal basso. Da noi.
Si volta con un ghigno. Difficile capire se è ironico o illuminato.
- Capisco, - gli angoli della bocca continuano ad alzarsi gonfiando gli zigomi duri. - Si tratta né piú né meno che di fare l'Apocalisse!
L'enfasi con cui riesce a pronunciare la parola fare colpisce davvero. Con la vecchia passione per il greco e per l'etimologia mi sforzo di trovare un nuovo nome all'impresa finale. Apocalisse, come apoteosi, contiene il prefisso di ciò che sta in alto. Ipocalisse sarebbe un nome molto piú adatto: c'è soltanto da cambiare una vocale.
Osservo Jan Bockelson con la mano poggiata tra le cosce, una donna seminuda sdraiata sul divano, un rasoio insanguinato a mollo nell'acqua: i miei ragionamenti non varcheranno la soglia del cervello. Le parole del fornaio di Haarlem sapranno essere molto piú convincenti.
Jan Matthys si liscia la barba nera e appuntita. Il Santo pappone sembra piacergli, anche se non ha le idee abbastanza chiare. Del resto i battisti di Amsterdam che ci hanno suggerito di incontrarlo non ci hanno parlato della sua lucidità o della sua fede, bensí dell'odio viscerale verso papisti e luterani, del fascino di attore e dei modi un po' rozzi.
Matthys stringe le labbra tra le dita e decide di venire al sodo: - Stammi a sentire, fratello Jan, ecco l'idea: dodici apostoli percorreranno queste terre in lungo e in largo. Battezzeranno gli adulti, inviteranno a spianare le vie del Signore, predicheranno in suo nome. Soprattutto annuseranno l'aria di ogni città per valutare in quale sia possibile raccogliere il popolo eletto -. Si volta verso di me con un cenno del capo. - Stiamo cercando uomini capaci di fare tutto questo.
L'altro Jan fa segno alla sua avvenente compagna di lasciare la stanza. Gli occhi si fanno attenti mentre sprofonda a sedere sul divano accomodandosi i calzoni.
- Perché tutti in una città, amico Jan? Non sarebbe piú utile coinvolgere un territorio che sia il piú vasto possibile? La forza di un'idea si misura anche dalla sua capacità di coinvolgere le genti piú lontane.
Matthys ha già risposto piú volte a questa obiezione. Socchiude gli occhi e parla lentamente:
- Ascolta, soltanto quando governeremo una città e vi aboliremo l'uso del denaro, il possesso privato dei beni e le differenze di censo, allora la luce della nostra fede sarà cosí potente da illuminare tutte le genti. Sarà l'esempio! Se invece, fin da subito, ci preoccuperemo soltanto di diffondere il piú possibile le nostre idee, finiremo con l'attenuare l'effetto dirompente che da esse ci attendiamo e ci moriranno tra le dita come fiori senza radici.
Jan di Leida batte le mani scuotendo la testa: - Siate benedetti, amici miei! Era da tempo che questo attore di strada aspettava una pazzia simile per dare finalmente vita ai suoi personaggi preferiti: Davide, Salomone, Sansone. Per dio, questa vostra Apocalisse è lo spettacolo che ho sempre sognato. Accetto la parte, se è questo che cercate: da oggi avete un apostolo in piú!

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