- Non lo rividi mai piú. Mi giunse voce, molto tempo dopo, che era morto di peste a Basilea, alla fine di quell'anno.
La gola vorrebbe stringersi ancora, ma il tempo ha annacquato anche la tristezza.
- E la sua famiglia?
- Furono accolti nella casa del confratello Jacob Dachser. Hut lo presero il 15 settembre, lo ricordo ancora. Confessò la sua amicizia con Müntzer solo dopo essere stato torturato a lungo. Morí in modo stupido, come stupidamente aveva vissuto. Tentò la fuga incendiando la cella in cui era rinchiuso, perché le guardie accorressero ad aprirla. Nessuno lo soccorse: morí soffocato dal fumo che lui stesso aveva provocato. Leupold, il piú moderato dei confratelli, si rivelò il piú duro: non confessò né ritrattò mai. Dovettero rilasciarlo, lo bandirono dalla città insieme alla sua fazione: io riuscii ad aggregarmi a loro. Lasciai Augusta nel dicembre del '27 per non tornarci piú.
Eloi è una sagoma scura sulla sedia oltre la grande scrivania di abete: - Dove andasti, allora?
- Ad Augusta avevo appreso che un vecchio compagno di studi viveva a Strasburgo. Martin Borrhaus si chiamava, detto Cellario. Erano cinque anni che non lo vedevo e che lui non aveva mie notizie. Quando gli scrissi per chiedergli aiuto, seppe rivelarsi un vero amico -. Il bicchiere è di nuovo pieno, mi aiuterà a ricordare o mi ubriacherà, non ha molta importanza.
- Cosí andasti a Strasburgo?
- Sí, nel paradiso dei battisti.
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