- Fui Gert «dal pozzo». Matthys si divertiva a usare quel nome strambo, ma gli piaceva anche pensare che il nostro plateale incontro non fosse stato frutto del caso. Del resto per lui niente lo era mai, tutto aveva un senso nella visione di Dio, un significato che andava oltre la semplice apparenza e parlava agli uomini, a noi eletti. Perché questo pensava che fossero i battisti: eletti del Signore, i prescelti. C'era un'impresa da portare a compimento, grandiosa, finale. Il mio Giovanni di Haarlem conosceva Hofmann, era stato battezzato da lui in persona, e ne aveva letto le profezie. Il Giorno era vicino, giorno del riscatto e della vendetta. Ma capii subito che quel fornaio aveva fatto una scelta diversa dal vecchio Melchior: lui voleva combattere quella battaglia, eccome, aspettava soltanto il segnale del suo Dio per dichiarare guerra agli empi e ai servi dell'iniquità. Aveva un piano: radunare tutti i battisti e portarli a disertare il mondo, quel mondo di schiavitú e prostituzione a cui i potenti volevano condannarli in eterno. Sí, ma come riconoscere i prescelti? Matthys non si stancava mai di ripetere che Cristo aveva scelto dei poveri pescatori come seguaci e apostoli, sputando sui mercanti del Tempio. Perché di questo si trattava: il lucro, il maledetto lucro dei commercianti olandesi. Gente del genere avrebbe scelto quale fede professare in base al proprio interesse e questo la rendeva un nemico temibile. Piú la fede si legava a riti e dogmi indiscutibili, piú quelli ci si sarebbero attaccati: in fondo l'unico motivo per cui non simpatizzavano per la Chiesa di Roma era che il suo maggior paladino, l'Imperatore Carlo, li vessava di tasse e voleva spadroneggiare sui Paesi Bassi come un tiranno, intralciando i loro affari. Poco importava che tanti ricchi mercanti fossero in buona fede: la buona fede - diceva sovente il mio fornaio di Haarlem - non basta, occorre la verità. Se bastasse la buona fede non servirebbe la redenzione: «La buona fede non cancella gli errori, molti Giudei in buona fede hanno gridato il "crucifige". La buona fede è un'idea dell'Anticristo».
Ma la cosa ancor piú sorprendente era il modo in cui Matthys aveva smascherato l'ipocrisia dei preti e dei dottori che ci avevano servito la Bibbia dai pulpiti e dalle cattedre: quella miserabile teologia della «dirittura morale» e della solita «onestà», spesso e volentieri conferita solo dal grado, dall'autorità. «Il Vangelo invece elogia i disonesti, si rivolge alle prostitute, ai lenoni, non alle prostitute pentite, ma alle puttane cosí come sono, ai malviventi, alla sentina della terra». Anche l'elogio dell'onestà e della morale erano per lui la religione raccontataci dall'Anticristo.
Ecco perché era tra la gente comune, gli artigiani, i pezzenti e la feccia dei vicoli che avremmo trovato gli eletti, tra coloro che subivano piú di tutti gli altri e che non avevano nulla da perdere se non la loro condizione di reietti dal mondo. Lí la scintilla della fede in Cristo e nel suo ritorno imminente poteva sopravvivere, perché piú vicine alla sua scelta di vita erano le condizioni di quella gente. Cristo aveva scelto i diseredati, le puttane e i lenoni? Ebbene là avremmo reclutato i capitani per la battaglia.
- Com'era? Voglio dire che razza di tipo era Jan Matthys?
La domanda di Eloi scende lenta come la sera, alla fine di questa giornata dedicata all'orto e al sorriso di Kathleen.
- Era il pazzo piú determinato che avessi mai incontrato. Ma questo prima che andassimo a Münster. Era determinato e forte abbastanza per mangiarsi Hofmann e il suo rifiuto della violenza. Se il vecchio Melchior era Elia, allora lui sarebbe stato Enoch, il secondo testimone dei passi dell'Apocalisse. Ebbi un saggio di quella forza quando un certo Poldermann, uno zelandese di Middelburg, disse di essere lui Enoch: Matthys salí in piedi su un tavolo e fulminò tutti i confratelli lí riuniti con una sfilza di maledizioni. Chiunque non l'avesse riconosciuto come il vero Enoch sarebbe bruciato all'inferno per l'eternità. Dopodiché rimase zitto per due giorni interi. Le sue parole erano state talmente convincenti che alcuni di noi si chiusero in una stanza senza cibo né acqua, implorando la misericordia di Dio. Fu una prova di forza, di oratoria e determinazione: la vinse. Forse a lui ancora non era chiaro, ma io sapevo che Jan Matthys era già il maggior concorrente di Hofmann, e con qualcosa in piú: la capacità di parlare alla rabbia degli umili. Sentivo che se avesse imparato a guidare quella rabbia, sarebbe diventato davvero il Capitano di Dio, in grado di mettere a rovescio il mondo e trasformare gli ultimi nei primi, di dare uno scossone forte e forse anche definitivo alle grasse Province del Nord.
Era giunto ad Amsterdam con una donna, di nome Divara, una creatura splendida che custodiva gelosamente al riparo dagli sguardi di tutti. Dicevano che al suo paese fosse sposato con una donna anziana e che l'avesse abbandonata per scappare con questa giovanissima ragazza, figlia di un birraio di Haarlem. Anche Enoch aveva quindi un punto debole, lo stesso della maggior parte degli uomini, a metà strada tra l'uccello e il cuore. Quella donna mi ha sempre spaventato, anche prima di essere regina, profetessa, gran puttana del re degli Anabattisti. Aveva qualcosa di terrificante nello sguardo: l'innocenza.
- L'innocenza?
- Sí. Quella che ti può portare a essere e fare qualsiasi cosa, a commettere il crimine piú efferato e gratuito come se fosse l'azione piú insulsa del mondo. Era una femmina che non avrebbe mai pianto, che niente avrebbe mai potuto sconvolgere, una ragazzina ignorante e ancora inconsapevole della sua carne bianca, e per questo ancor piú temibile nel momento in cui avesse capito.
Ma solo piú tardi avrei imparato a temere davvero quella donna. In quei primi mesi del '32 avevamo ben altro a cui pensare. Innanzi tutto il fatto che la predicazione clandestina di Matthys, quel nostro strano reclutamento, era entrata in collisione con lo Stillstand proclamato da Hofmann. In quei giorni ci era giunta voce che presto l'Elia tedesco sarebbe venuto in Olanda per visitare la nostra comunità e Matthys sapeva di doversi imporre sul maestro, se volevamo che i confratelli si svegliassero e si unissero a noi. Fu uno scontro all'ultimo sangue: Hofmann dalla sua aveva l'autorità del passato da predicatore. Ma Jan di Haarlem aveva il fuoco.
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