Qualcosa brucia ancora dentro. La ragazza lava i panni nel cortile, un corpo giovane e bianco che si lascia intravedere sotto il vestito succinto.
Non è la primavera, non piú, aprile mi costringe soltanto a grattare le cicatrici: la carta geografica delle battaglie perse.
È Kathleen. Non è moglie di nessuno, cosí come tutti i figli Sembrano non avere una sola madre o un solo padre, ma molti genitori. Non c'è reverenza o timore verso gli adulti, che si lasciano prendere in giro e sorridono agli scherzi infantili. Donne col tempo di giocare, pance gravide, uomini che non alzano le mani, bambini sulle ginocchia. Eloi ha costruito l'Eden e lo sa.
Tredici anni fa ha affrontato Filippo Melantone alla presenza di Lutero. Lo Smilzo e il Ciccione l'hanno preso per pazzo e hanno scritto alle autorità papiste di Anversa affinché lo arrestassero. Pochi mesi dopo fra' Porco all'ingrasso avrebbe incitato al nostro massacro, i diavoli incarnati che avevano osato sfidare i loro signori. Io ed Eloi abbiamo avuto gli stessi avversari e ci incontriamo solo ora. Ora che è finito tutto.
Kathleen strizza il bucato: ancora quel bruciore, in fondo allo stomaco. Ho dimenticato. La guerra ha cancellato tutto, la gloria di Dio, la follia, la mattanza: ho dimenticato. Eppure è ancora tutto lí e non può essere cancellato, nebuloso e presente, in agguato dietro ogni anfratto della mente.
Alza il viso e mi vede: un sorriso.
È un posto in cui ci si potrebbe fermare, lontano dai guai, dall'ala nera dello Sbirro che mi insegue da sempre.
Sei bella. Sei viva. Sei una vita scivolata nel fango che non ne vuole sapere di smettere e mi regala ancora una giornata di sole come questa e il bruciore giú in fondo.
- Gerrit Boekbinder.
Trasalisco e mi giro di scatto, il braccio contratto per sferrare il colpo.
Un uomo basso e corpulento, barba spruzzata di grigio e sguardo fermo.
Mi parla serio: - Il vecchio Gert dal Pozzo. La vita non la smette proprio di riservare sorprese. Tutto avrei immaginato, ma non certo di rincontrare te. E qui, poi...
Scruto in quel volto anonimo: - Mi hai preso per un altro, compare.
Adesso sorride: - Non credo. Ma non ha molta importanza: qui il passato non conta, anch'io quando sono arrivato ero ridotto come te e solo a sentire pronunciare il mio nome scattavo come un gatto selvatico. Sei stato con Van Geleen, vero? Mi hanno detto che ti avevano visto alla presa del Municipio di Amsterdam...
Cerco di capire chi ho di fronte, ma i suoi tratti non mi dicono nulla.
- Chi sei?
- Balthasar Merck. Non mi meraviglio che non ti ricordi di me, ma a Münster c'ero anch'io.
Deve averglielo detto Eloi.
- Anch'io ci ho creduto davvero. Avevo una bottega ad Amsterdam: abbandonai tutto per unirmi ai fratelli battisti. Io ti ammiravo, Gert, e quando te ne sei andato è stato un duro colpo, non soltanto per me. Rothmann, Bockelson e Knipperdolling erano dei pazzi, ci hanno portati alla soglia della follia piú pura.
Nomi che fanno male, ma Merck sembra sincero e disposto a comprendere.
Lo guardo negli occhi: - Come sei uscito da là?
- Con Krechting il giovane. Suo fratello l'hanno appeso nella gabbia insieme agli altri, ma lui no, è riuscito a guidarci fuori appena in tempo, quando i vescovili già entravano in città -. Un'ombra scura gli offusca lo sguardo. - A Münster ci ho lasciato mia moglie, era troppo debole per seguirmi, non ce l'ha fatta.
- E sei finito qui?
- Per mesi ho chiesto l'elemosina per strada, mi hanno anche preso una volta, i soldati sí, quando ero già tornato in Olanda. Mi hanno torturato, - mostra le dita tumefatte, - per farmi confessare di essere stato un battista. Ma io stavo zitto. Faceva male sí, altroché, urlavo come un pazzo mentre mi strappavano le unghie, ma non ho detto niente. Pensavo alla mia Ania, sepolta in qualche fossa. Zitto. Mi hanno lasciato quando credevano che fossi impazzito del tutto. Eloi mi ha preso con sé, mi ha salvato la vita ....
Torno a gettare lo sguardo oltre la balaustra: Kathleen raccoglie i panni in un catino e li porta via.
- È bella vero?
Vorrei rispondergli che ora è certo piú importante dei nostri ricordi.
Mi sfiora: - Qui non ci sono mariti né mogli.
Una smorfia: - Sono vecchio.
Ride, il suono di una risata, come se lo ascoltassi per la prima volta, dopo che aveva abbandonato la mia esistenza per anni: - Sei soltanto stanco, fratello. Sei morto: Gerrit Boekbinder è morto e sepolto sotto le mura di Münster. Qui sei Lot, quello che non si volta indietro. Ricordatelo.
La mano sulla spalla. Osservo i bambini giú nel cortile, come se fossero creature di fiaba. I boia bambini di Münster sono lontani, i piccoli mostri di Bockelson, gli inquisitori fanciulli che portavano la morte sulle dita.
- Chi è questa gente, Balthasar?
- Spiriti liberi. Hanno conquistato la purezza, decretando la menzogna del peccato e la libertà dei loro desideri, la propria felicità.
Dice queste cose con naturalezza, come stesse spiegando l'ordine del cosmo. Quel bruciore nello stomaco è mutato in pena, per me, per questo corpo spossato, e quella gioia semplice.
La mano si stringe sulla spalla: - Lo Spirito Santo è in loro, come in ognuno. Vivono nel giorno di Dio, senza bisogno di impugnare la spada.
Gli occhi si appannano, quasi si rifiutassero di Vedere: - Credi che sia cosí? Abbiamo perduto il Regno per ritrovarlo qui?
Annuisce: - Eloi un giorno mi ha detto che il Regno di Dio non è qualcosa che si attende: non ha ieri o domani, e non giunge nemmeno tra mille anni. È l'esperienza di un cuore: esiste ovunque e in nessun luogo... È nel sorriso di Kathleen, nel calore del suo corpo, nella gioia di un bambino.
Sento che vorrei piangere via l'odio, la paura, la disperazione, la sconfitta. Ma è difficile, doloroso. Devo appoggiarmi alla balaustra.
- Per me è tardi.
- Non lo è mai per nessuno. Stando qui imparerai anche questo, fratello.
- Eloi vuole che gli racconti la mia storia. Perché?
- Lui crede nei semplici, negli ultimi. Crede che Cristo possa risorgere in ognuno di noi, soprattutto in coloro che hanno conosciuto il fango della sconfitta.
- Io vedo soltanto un mare d'orrore dietro di me.
Sospira, come se capisse davvero: - I morti devono seppellire i morti affinché i vivi possano rinascere a nuova vita.
La lezione del Salvatore.
- Ti ha detto lui anche questo?
- No. L'ho capito varcando la soglia su cui ti trovi adesso.
***
Non so come sia successo, naturalmente, senza che nessuno mi dicesse nulla, mi sono scoperto ad affilare i paletti per la recinzione dell'orto. Ho cominciato a rispondere ai saluti di tutti, e un giovane cardatore mi ha perfino chiesto un consiglio sul modo migliore di aggiustare il telaio.
Ammucchio i paletti acuminati in un angolo del giardino dietro la casa, la piccola accetta è precisa e leggera, mi consente di lavorare seduto e senza troppa fatica. Per un attimo rivedo un giovane che spacca legna nell'aia del pastore Vogel, mille anni fa, ma è un ricordo che scaccio subito.
La bambina bionda si avvicina con un sorriso sdentato: - Tu sei Lot?
Fa ancora fatica ad articolare le parole.
Mi fermo, per non rischiare di ferirla con le schegge: - Sí. E tu chi sei?
- Magda.
Mi porge un sasso colorato.
- L'ho dipinto per te.
Ci giocherello un po'. - Grazie Magda, sei molto gentile.
- Tu ce l'hai una bimba?
- No.
- E perché?
Nessun bambino mi ha mai fatto domande.
- Non lo so.
Lei spunta all'improvviso, un sacchetto di semi in braccio.
- Magda, vieni, dobbiamo seminare l'orto.
Ancora quel bruciore antico. Le parole escono da sole: - È tua figlia?
- Sí.
Kathleen sorride, a illuminare la giornata, prende per mano la piccola e guarda i paletti.
- Grazie per quello che stai facendo. Senza il recinto l'orto non vivrebbe un giorno.
- Grazie a voi per avermi accolto.
- Resterai con noi?
- Non lo so, non ho un posto dove andare.
La bambina prende il sacco dalle mani della madre e corre verso l'orto parlando da sola.
L'azzurro di Kathleen non dà pace al mio stomaco.
- Resta.
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