Il pisciatoio della guerra è la cantina.
Se è il sangue degli uomini a irrorarne il corpo marcio, certamente l'urina che ne inonda il campo è la birra.
Birra che gonfia lo stomaco dei maschi guerrieri, ne attutisce la paura prima dello scontro, ne esalta l'ebbrezza dopo la vittoria. Piscio che arricchisce smisuratamente i custodi della latrina. Non meno importante del sangue e del coraggio profusi per decidere le sorti di una battaglia.
Piscia sul tuo nemico prima di colpirlo, potrebbe risvegliarsi, placare la sua ira, diradare quella nebbia che avvolge la brama di sangue. Potrebbe considerare assurda la sorte che sta per infliggere, o toccargli. E ritirarsi.
Sono arrivati incazzati neri, se ne sono andati ubriachi fradici.
Venti barili di birra, la riserva della cantina municipale. L'omaggio della cittadinanza di Münster ai fratelli del contado, con tanto di delegazione in pompa magna a riceverli sulla Judefeldertor.
L'astio ottuso dei tremila contadini si è sciolto insieme alla schiuma.
L'ulteriore pericolo scampato trasforma i festeggiamenti in un baccanale, ricco di momenti grotteschi.
Accorre alla piazza del Mercato un gruppo di donne scapigliate, mezzo svestite, o addirittura nude. Si abbattono a terra in posa di crocefisse, si rotolano nel fango, piangono, ridono e si percuotono il petto invocando il Padre celeste.
Vedono sangue grondare dal cielo.
Vedono fuochi neri.
Vedono un uomo incoronato d'oro su un cavallo bianco che impugna la spada destinata agli empi galoppare nel cielo.
Chiamano a gran voce il re di Sion, ma l'unico che potrebbe soddisfarle con la sua presenza di scena è a sbronzarsi in qualche taverna.
La gente ride e si diverte, lasciandosi coinvolgere come per una messinscena di Jan il leidano. Ma non il maniscalco Adrianson, stufo delle urla isteriche, che impugna l'archibugio e abbatte con un colpo la banderuola dal tetto di una casa. Rovina giú con un clangore terrificante. La scena si blocca all'istante. Le donne si riprendono come risvegliate da un incubo. Adrianson raccoglie gli applausi dei presenti.
Nei giorni successivi si fa ormai sempre piú chiaro che von Waldeck non riuscirà a tornare in città.
Molti cattolici fanno i bagagli.
Il rapporto di forza è tutto a nostro favore, nemmeno i luterani possono piú osteggiarci: il borgomastro Tilbeck, da buon opportunista, si è perfino fatto battezzare da Rothmann, forse sperando di essere rieletto. Judefeldt ci ha ricevuti in Municipio e non ha potuto che prendere atto della nostra decisione di far votare tutti i capifamiglia alle prossime elezioni, senza alcuna distinzione di censo. Il piatto per lui era indigesto, ma un rifiuto da parte sua lo sarebbe stato di piú, la cittadinanza è tutta per noi. Knipperdolling e Kibbenbrock si sono candidati.
Ormai è chiaro che i ricchi mercanti non avranno piú in pugno la città.
Molti luterani fanno i bagagli.
Raccolgono gli ori, il denaro, i gioielli, l'argenteria di casa, perfino i prosciutti piú prelibati. Ma c'è da superare l'ispezione del cappellaio Sündermann, instancabile sentinella della piazza del Mercato nei giorni della nostra vittoria. Wördemann il Ricco, bloccato sulla Frauentor, pistola alla testa è costretto a cagar fuori i quattro anelli che si è infilati nel culo, mentre la bella signora subisce un indecoroso palpamento e i suoi servitori non riescono a trattenere le risate.
Le proteste muliebri spingono a rimuovere Sündermann dall'incarico: chi vuole andarsene può farlo liberamente. Ed è proprio questa l'idea del nobile Johann von der Recke, senonché la moglie e la figlia sono del parere che chi vuole restare possa farlo altrettanto liberamente e volano tra le braccia dell'amabile Rothmann, che le accoglie in casa sua. Quando va a prelevarle il vecchio coglione prende solo insulti: scopre di non essere piú né padre né marito, di non poter piú usare il bastone sulle sue donne di casa, né dettare legge a proprio piacimento e che anzi, è meglio per lui se si dimentica d'aver avuto una moglie e una figlia e se ne va a fare in culo il piú lontano possibile. Mentre lascia la città la voce della sua figuraccia s'è già sparsa tra la popolazione femminile di Münster: von der Recke scappa sotto una gragnuola di oggetti d'ogni tipo.
***
Adrianson scassina la serratura con gli arnesi del mestiere. Entriamo. Una sala grande, mobilio lussuoso e tappeti. I legittimi proprietari non hanno nemmeno spento la brace nel camino, prima di andarsene. Uno dei fratelli Brundt la rianima. La scala porta al piano superiore. Una camera da letto, una stanza piú piccola. Al centro una tinozza di legno, il lavabo e il secchio in un angolo. Sali da bagno e tutto l'occorrente per la cura personale di una nobildonna.
Adrianson compare sulla porta, l'aria interrogativa.
Annuisco: - Mi piace. Metti a scaldare dell'acqua.
Mi svesto, allontano con un calcio la camicia e la giubba, un unico ammasso nero maleodorante. Via anche le calze. Bruciarle. In un grande armadio trovo dei vestiti puliti, stoffa elegante. Andranno benissimo.
Adrianson versa i primi due secchi fumanti nella tinozza, lanciandomi un'occhiata incerta. Esce scuotendo la testa.
Il coro giunge dalla strada.
Arrivarono tronfi e sferraglianti
se ne andarono lugubri e piangenti,
quella notte dentro il cimitero
incontrarono un fantasma nero.
Al borgomastro requisí la moglie,
al porco vescovo annientò le voglie,
questa è la sorte se incontri Gert dal Pozzo,
gli pesti i piedi e ti taglia il gozzo.
- Ma li senti!? - Knipperdolling irrompe sghignazzando. - Ti amano! Li hai conquistati! Vieni, vieni a vedere.
Mi trascina alla finestra. Una trentina di fanatici, che esultano all'unisono appena mi vedono.
- Sei già nelle loro canzoni. Tutta Münster ti acclama -. Si sporge, mi mette una mano sulla spalla. Grida a quelli di sotto:
- Evviva il Capitano Gert dal Pozzo!
- Evviva!
- Viva il liberatore di Münster!
Rido e mi tiro indietro. Knipperdolling mi trattiene e sbraita: - Con voi abbiamo liberato Münster, e con voi ne faremo l'orgoglio della cristianità! Viva il Capitano Gert dal Pozzo! Tutta la birra della città non potrà mai bastare per brindare alla sua salute!
Schiamazzi, urla, lancio di oggetti, Knipperdolling frocione, isseremo la tua panza in cima al Municipio, risate, boccali al cielo...
Knipperdolling chiude la finestra salutando ad ampi gesti.
- Vinciamo. Vinciamo le elezioni, basta una tua parola e non ci sarà concorrenza.
Indico la città oltre il vetro: - È piú facile scacciare il tiranno, che essere all'altezza delle loro speranze. Forse il difficile viene adesso.
Mi guarda perplesso, poi sbotta: - Non fare il cupo! Quando avremo vinto le elezioni decideremo come amministrare questa città. Adesso goditi la gloria.
- La gloria mi aspetta in un catino di acqua fumante.
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