Wittenberg, gennaio 1522

La porta si regge appena sui cardini. La spingo e scivolo dentro. Piú buio che fuori e lo stesso freddo infame. Delle vetrate restano solo schegge, le statue sono mutilate in piú punti. La rabbia iconoclasta non ha risparmiato la chiesa. Non capisco perché Cellario mi abbia dato appuntamento qui, ha detto soltanto che doveva parlarmi. Da un po' di tempo è molto agitato. Da un po' di tempo tutti sono agitati, qui a Wittenberg. Ci sono in giro dei predicatori, vengono da Zwickau e si fanno chiamare profeti. Uno lo conosciamo: Stübner, studiava qui qualche anno fa. I loro sermoni fanno scalpore, fruttandogli le simpatie di molti. Idee nuove ed estreme: una miscela a cui Cellario non sa resistere. Lo scricchiolio della vecchia panca su cui mi siedo si unisce a quello della porta alle mie spalle. Cellario, andatura trafelata tra le colonne della navata. Mi raggiunge scrollandosi il fango dai calzari.
Un'occhiata intorno: siamo soli.
- Stanno succedendo grandi cose. La disputa con Melantone è stata uno spettacolo. Ci sono andati giú pesante: cose come che battezzare un bambino è come lavare un cane, per dirne una. Figurati Melantone! Era viola! È riuscito a ribattere, ma un attacco cosí non se lo aspettava di sicuro. Adesso sperano che torni Lutero per affrontare anche lui...
- Uh, aspetteranno un bel po'. Lutero non si farà vivo per un pezzo, è bello che imboscato. L'Elettore lo tiene col culo al caldo in qualche suo castello. A me tutta la storia di Worms e del rapimento sembra una commedia del signor Spalatino. Lutero, l'Ercole Germanico... un mastino al guinzaglio dell'Elettore.
Ringhia e sorride: - Non faranno fatica ad allungarglielo il guinzaglio, vedrai. Quanto basta ad arrivare fin qui ad abbaiare contro il buon Carlostadio e rimetterlo al suo posto.
- Puoi giurarci. Carlostadio ha già tirato fin troppo la corda.
Annuisce: - Ma adesso non è piú isolato. Ci sono questi profeti. Poi Stübner mi ha parlato di quel Müntzer, te lo ricordi? È stato da loro a Zwickau e in Boemia. Pare che abbia infiammato il popolo e provocato tumulti solo con la forza delle sue parole. Non è detto che quello che è stato fatto da Carlostadio sia perduto...
- Sul matrimonio dei preti, la predicazione in tedesco, e questo genere di cose non si torna piú indietro, ma l'ordinamento municipale della città non passa. Carlostadio non è il tipo che apprezza lo scontro. Vedrai: piuttosto che opporsi duramente a Lutero farà fagotto. Uno come Müntzer ci vorrebbe. Quando era qui era piú Lutero di Lutero stesso e ora che Lutero è finito potrebbe essere la speranza. Bisognerebbe rintracciarlo.
- Dobbiamo chiedere a Stübner. Lui sicuramente sa qualcosa di piú.

***

La neve e il fango arrivano sopra la caviglia. Il freddo fin dentro le ossa. Cellario dice che Stübner è quasi sempre ospite del birraio Klaus Schacht: il santuario ideale per un Isaia tedesco. L'incenso è un vapore denso che sa di cucine e di birra, i salmi sono i canti strascicati e le imprecazioni degli avventori.
Attorno a un tavolo, una dozzina di persone, tre o quattro studenti in un gruppo di artigiani malconci. Il centro dell'attenzione di tutti: un tipo grosso con la barba rossa e i capelli folti. Parla senza interruzione, schiaffeggiando l'aria con la mano.
- Non digiunate piú come fate oggi, per fare udite in alto il vostro chiasso. È forse questo il digiuno che brama il Signore, il giorno in cui l'uomo si mortifica? Piegare come un giunco il capo, usare sacco e cenere per letto, forse questo chiamerete digiuno e giorno gradito al Signore? Dio vuole un altro digiuno: sciogliere le catene inique, spezzare i legami del giogo e rimandare liberi gli oppressi. Ecco il vero digiuno: dividere il pane con l'affamato, accogliere in casa i miseri, i senzatetto, vestire chi è nudo, senza distogliere gli occhi dal popolo. Ditelo a quel servo di Melantone...
È visibilmente sbronzo. Un'omelia rivolta a tutti e a nessuno, ma applaudita dagli avventori, ubriachi forse piú del profeta. Quando l'oratore si risiede il chiacchiericcio riprende piú tranquillo.
Mi avvicino. Il tavolo è inciso di scritte. L'immagine piú nitida: il Papa che incula un bambino. Mi presento come un amico di Cellario. Senza guardarmi in faccia ordina un'altra birra.
- Cellario mi ha detto che tu puoi darmi notizie di quello che è successo a Zwickau...
Afferra il boccale, tira due sorsate che gli imbrattano i baffi di spuma.
- Perché ti interessa?
- Perché Wittenberg mi ha stancato.
I suoi occhi mi fissano per la prima volta, improvvisamente lucidi: non sto scherzando.
- Il fratello Storch è insorto insieme ai tessitori contro il consiglio cittadino. Abbiamo attaccato una congrega di francescani, preso a sassate un cattolico insolente e fatto sloggiare un predicatore...
Lo interrompo: - Dimmi di Müntzer.
Annuisce: - Ah, Müntzer, dillo piano quel nome che Melantone potrebbe cagarsi addosso! - ride. - I suoi sermoni incendiano gli animi di tutti. L'eco delle sue parole è arrivata fino in Boemia, è stato chiamato dal consiglio cittadino di Praga per predicare là contro i falsi profeti.
- Con chi ce l'ha?
Punta il pollice alle sue spalle, là fuori.
- Con tutti quelli che negano che lo spirito di Dio possa parlare direttamente agli uomini, alla gente come me e te o questi artigiani. Con tutti quelli che usurpano la parola di Dio con i loro discorsi privi di fede. Con tutti quelli che vogliono un Dio muto e non parlante. Con tutti quelli che professano di voler portare al popolo il cibo dell'anima, lasciandogli la pancia vuota. Con le lingue al soldo dei principi.
Leggero, un peso che svanisce. Le cose che ho sempre pensato diventano chiare.
Ti abbraccerei, Profeta.
- E di Wittenberg, Müntzer cosa ne pensa?,
- Qui non si fa altro che parlare. La verità è che Lutero ormai è nelle mani dell'Elettore. Il popolo è in piedi, ma dov'è il suo pastore. All'ingrasso in qualche lussuoso castello! Credimi, tutto quello per cui si è lottato è in pericolo. Siamo venuti apposta per affrontare pubblicamente Lutero e smascherarlo, sempre che abbia il coraggio di uscire dalla tana. Intanto abbiamo sfidato Melantone. Per Müntzer invece sono già morti tutti e due. Le sue parole sono solo per i contadini, che hanno sete di vita.
Abbandonare i morti: raggiungere la vita. Togliersi da questo pantano.
- Dov'è Müntzer adesso?
- In giro per la Turingia, a predicare, - gli basta il mio sguardo per capire. - Non è difficile rintracciarlo. Il suo passaggio lascia il segno.
Mi alzo e pago le sue birre.
- Grazie. Le tue parole sono state preziose.
Prima che lo lasci, dritta negli occhi, quasi una consegna: - Trovalo, ragazzo... Trova il Coniatore.

Nessun commento: