Ottilie è forte, risoluta e ha un seno superbo. Magister, quando quei distillati d'erbe e vitigni gli sciolgono la lingua, facendola scivolare allegramente verso le parti basse sia del corpo che dello spirito, dice che quelle mammelle grandi e sode contengono il segreto e la forza della creazione, e proprio da lí derivano l'impeto e le rivelazioni di questi ultimi frenetici mesi, poi aggiunge - sghignazzando - che di tutto ciò i nuovi fedeli potranno averne, ahiloro, solo notizia riferita. Mai però simili affermazioni o vanterie pronuncia in sua presenza, giacché ella esercita su quell'ammasso tonante di carne, spirito e intuizione, un'aura che nessuno, principe, vescovo o autorità costituita, ha potuto imporre.
Certi lampi negli occhi di questa femmina, non di rado superano in fiammeggiante intensità quelli che insieme alle parole il Magister usa per accendere vaste platee. La forza di un maschio umano, per quanto grande sia, e per Dio, in Thomas Müntzer de Quedlinburg ve ne alberga una montagna, trova spesso origine e disciplina in donne che ne guidano e accompagnano il flusso.
La forza del Magister a volte muta in cupa disperazione, scatti d'ira, impennate di orgoglio e acuti risentimenti di un uomo sottoposto al feroce carico di un'impresa forse non da uomini. In tali occasioni Ottilie, sola, può placarne gli eccessi, indurre la ragione e l'ingegno che portino quel vigore a riemergere, per irrorare i cuori del popolo dei comuni uomini della Germania intera.
Torrida notte sotto la prima luna d'agosto, affido a te e alla donna che mi siede di fronte, la speranza e quel poco d'intelletto per cavare noi tutti da una situazione fattasi, nel volgere di poche settimane, densa di insidie e soffocante come un laccio alla gola. Mentre ci fissiamo nei volti preoccupati e tesi e accaldati, seduti al tavolo quotidiano dove il pastore di Allstedt redige i propri sermoni, il Magister vaga, alla mercè di un'ira fitta di tenebre, per le strade e i vicoli di questo borgo, in armi e paramenti guerrieri, incitando i fedeli a seguirlo, come il lupo che proprio in notti come queste innalza il solitario richiamo alla luna in richiesta di soccorso. Veglia la marcia e l'incolumità l'inesauribile Elias, che lo segue da presso, pochi passi di buio piú indietro, pronto a travolgere chi volesse attaccarlo.
Tutto ribolle di eventi, difficili da interpretare, se non quello, unico netto e distinguibile che qui, adesso, in Allstedt, un cappio si vada stringendo, una trappola stia per serrarsi sulle sorti nostre e dei contadini insorti. Non c'è tempo, il Magister ha bisogno di aiuto.
- I serpenti che governano questa città non ci colpiranno oltre. Andiamo via.
La voce è ferma, di una solidità che contrasta con il viso giovane.
- Che cosa? - le parole di Ottilie rimuovono improvvisamente il peso dalle palpebre - Ma... e il Magister?
- Non tarderà, vedrai. Ma occorre far lavorare la testa, prima che ci schiaccino come insetti.
Certo, Ottilie, la testa. Questo vespaio di inquietudine che non smette di ronzare. Mi volto verso la finestra. In silenzio cerco di ascoltare le urla lontane del Magister. Non so se le avverto o immagino soltanto di comprenderle. Grida che Davide è qui tra noi, con la fionda in mano. Le parole del suo ultimo sermone alla Lega degli eletti, quando la gente quasi si voltava a cercarlo, il piccolo re Davide con il sasso nella fionda, tanto le frasi del Magister avevano il tono di una vera evocazione, e non di un semplice artificio retorico. Se dovessimo lodarti come meriti, Signore, le nostre labbra brucerebbero per l'ardore della tua Parola. Invece la paura spegne quel fuoco.
- Immagino che il Magister avesse già qualche idea in proposito -. Le mie parole suonano di speranza.
Sorride. - Idee... Hai visto i suoi occhi quando è uscito di qua!? Certo, mille idee e mille contatti, dal Mare del Nord alla Selva Nera. Ma la decisione, adesso, spetta a noi...
- Perché non aspettiamo ancora un po'? È cosí necessario partire?
Senza esitare, le labbra che si fanno sottili: - Sí, fratello, dopo Weimar, sí.
- Davvero sono bastati tre giorni... tre giorni senza il Magister per perdere tutto...
- Quello è stato il colpo di grazia. Le cose avevano già preso ad andar male.
- Finché il Magister è stato qui con noi, no. Una marea di disperati ha gonfiato questa palude, ricordi? Sono affluiti qui da tutte le città limitrofe, scacciati dai signori... L'ondata avrebbe potuto sommergere persino il duca Giovanni!
Mentre ritorno verso la seggiola, per un attimo sembra tendere l'orecchio anche lei. Poi passa una mano sulla tavola, piena delle briciole della cena. - Vedi? - dice raccogliendole tutte al centro e stringendole nel pugno. - Cosí hanno fatto, - apre il palmo e ci soffia sopra. - Ora stanno per spazzarci via.
Le parole escono a fatica dalla gola serrata: - Però una cosa è certa, Ottilie. Temono Magister Thomas come le bestie il fuoco. Hanno dovuto allontanarlo dalla città, per cominciare le intimidazioni e i pestaggi. Nessuno si sarebbe azzardato a scacciare il nostro Wychart e a metter le spranghe alla stamperia se il Magister fosse rimasto.
- E nemmeno stasera si proveranno a toccarlo. Certo, certo... nessuno ha detto che dobbiamo fuggire nelle Indie. Solo pensare a un altro posto dove continuare quello che è stato fatto qui.
Scuoto la testa: - Che aiuto posso dare? So giusto che in Baviera i contadini stanno cercando di imporre le loro ragioni. Ma mi pare che là non abbiano bisogno di noi.
- Vero. Al Sud le cose filano già da sole -. Scruta il buio oltre la finestra: - Thomas ti ha mai parlato di Mühlhausen?
- La città imperiale?
- Esatto. Un anno fa la popolazione ha fatto approvare al consiglio ben cinquantatre articoli. Oggi il potere è nelle mani di rappresentanti scelti dagli abitanti della città.
Una smorfia: - Vogliamo ancora avere a che fare con un consiglio cittadino nemico dei papisti per puro interesse? Faremmo meglio a cercare alleati nelle fattorie e nei campi. Sono quelli gli umili della terra.
Annuisce, guardandomi fisso negli occhi. Una cosa rimuginata da tempo: - Già. Ma una volta che si ha in mano una città non è cosí difficile rivolgersi al contado. È stato cosí anche con i minatori della contea di Mansfeld, no? Invece partendo da fuori bisogna fare i conti con le mura e coi cannoni.
Mando giú l'ultimo goccio schiumoso di birra: - ...Mentre stando in città, i cannoni sono già dalla tua parte.
- Sí, e contro i principi, altro che cannoni!
- Mmh. Questi borghigiani sono tutta gente molto manovrabile. Il Magister mi ha detto che anche a Mühlhausen uno dei capi della rivolta ha strani contatti con il duca Giovanni.
Mi allunga il bicchiere nuovamente pieno, dopo aver dato un primo sorso: - Stai parlando di Heinrich Pfeiffer, immagino. Sí, ci hanno detto dei suoi rapporti col duca. Dicono che Giovanni di Sassonia abbia delle mire sulla città e veda molto di buon occhio la confusione che sta regnando laggiú: è quello che gli serve per presentarsi come garante della pace e assumere il controllo.
Allargo le braccia, a indicare la logica conclusione: - E cosí pensi che dovremmo intervenire e sfruttare il disordine per la nostra causa e far in modo che questo Pfeiffer lavori con noi.
- L'hai detto tu che è gente manovrabile.
Ridiamo. Lampi di calore incidono l'umidità della notte, Ottilie toglie una ciocca bionda di capelli dalla fronte e la blocca dietro l'orecchio. Per un attimo, è poco piú che una bambina.
- Abbiamo lasciato indietro un problema non indifferente: come andarcene da qua.
- Non dovrebbe essere difficile: credo davvero che l'ultima cosa che Zeiss vuole sia trattenerci qui e tirare la corda con i minatori incarcerando il loro predicatore. Fidati, non vedono l'ora di sbarazzarsi di noi.
- Non si sa mai... potrebbe anche prender male la provocazione di questa sera, o usarla come pretesto, o decidere di umiliare Thomas Müntzer per renderlo inoffensivo. È meglio non correre rischi.
Un morso al labbro inferiore per raccogliere i pensieri: - In tal caso, ce ne andremo di notte.
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