Eltersdorf, Pasqua 1526

Ricordo che la notte dell'incoronazione di re Willi, pochi a Mühlhausen chiusero occhio. Di certo non ci riuscirono Rodemann e Kreuzberg, i due borgomastri, sotto le cui finestre si disputò uno straordinario torneo, a loro dedicato, di insulti, bestemmie e frasi cruente. Né tantomeno poterono riposare molto le schiere di vagabondi avide di possibili saccheggi, che fin dal mattino seguente riempivano le strade.
Purtroppo, Morfeo strinse tra le braccia le due sentinelle appostate sul retro del Palazzo municipale, cosicché non fu difficile per i borgomastri fuggire in direzione di Salza, con il gonfalone della città arrotolato sotto il braccio.
Al risveglio, quindi, nuovo diffondersi della notizia, nuovo scompiglio e nuovo assembramento sotto le finestre del Municipio, a chiedere l'intervento del Consiglio. Gli otto delegati del popolo, eletti già prima del nostro arrivo, cercarono di convincere il Capo delle guardie di quanto fosse grave il gesto dei due borgomastri e della necessità di cancellare al piú presto quell'onta. Ma quello rispose che non prendeva ordini da nessuno, lui, se non dai legittimi rappresentanti della cittadinanza. E mentre ce ne andavamo a riordinare le idee nel nostro sobborgo di San Nicola, riuscí a radunare attorno a sé buona parte della popolazione, mettendo tutti in guardia da chi avrebbe voluto approfittare della difficile situazione cittadina per disporre delle forze dell'ordine a suo piacimento.
Non ci volle molto perché sulle pareti della città fiorissero commenti sul genere GLI SBIRRI NON CAMBIANO MAI. Frattanto, stanchi di aspettare l'esplodere degli eventi, molti maestri del saccheggio in viaggio d'affari intraprendevano senza ulteriori indugi la loro attività, seminando il terrore entro le mura e nelle file dei difensori del Palazzo. Noi, dal canto nostro, cercavamo di valutare con la massima precisione se ci fosse spazio per un'azione di forza. Un messaggero fu inviato a Salza per domandare ad alcuni seguaci di Magister Thomas se non fosse possibile, da parte nostra, intervenire direttamente laggiú, cosí da farla pagare ai due fuggitivi e creare in quella città una situazione favorevole alla rivolta. La risposta fu un cordiale invito a farci i fatti nostri.
Mühlhausen si preparava per una seconda notte di veglia. Le ronde dei borghigiani perlustravano la città con le torce in mano mentre le guardie si schieravano all'ingresso della porta Felchta e del Palazzo. Precauzione inutile: da parte nostra non sarebbe stato difficile sfondare quel picchetto, ma una volta dentro, la città poteva trasformarsi in una trappola; da ogni finestra poteva cadere olio bollente, da ogni portone poteva uscire la morte. In piú, c'era da considerare che là dentro disponevano di almeno un centinaio di archibugi, mentre da noi se ne contavano al massimo cinque.
Cosí aspettavamo. E l'alone del crepuscolo avvolgeva lentamente le figure di questo esercito degli umili, occupate a imparare l'arte di tirar pietre e bastoni, di stendere l'avversario, di dormire sui ciottoli mangiando pane di segale e grasso d'oca, con un orecchio all'ultimo sermone del Magister e l'altro alle imprese erotiche del vicino.
Il giorno seguente, qualche ora dopo l'alba, Ottilie e il Magister, vedendo che il confronto a distanza stava fiaccando i piú, e che molti insistevano per tornare ai loro affari, cercarono aiuto nella Bibbia. «Quando Dio sosteneva il suo popolo, le mura della città crollavano al suono delle trombe. Ricordatevi la fine di Gerico. Anche a noi, che siamo suoi eletti, il Signore Dio concederà un'altrettanto facile vittoria. Ma occorre aver fede e credere che Dio non abbandonerà il suo esercito».
Magister Thomas sapeva come essere convincente, e questo discorso fu accolto alla lettera da una cinquantina di confratelli. Armati di sette imponenti corni da caccia, di quelli con l'ancia in metallo, si incamminarono lungo il sentiero che costeggiava i bastioni, cantando e suonando con quanta forza gli permettevano i polmoni. La scena, se non altro, entusiasmò tutti e, sicuramente, impressionò parecchio i ricchi birrai asserragliati sulla Piazza municipale.
Quei cinquanta soldati di Giosuè non arrivarono mai al settimo giro di mura. Stavano appena terminando il quinto, e urlavano a squarciagola «Servi mangiamerda!» all'indirizzo delle guardie allineate sotto l'arco della porta Felchta, quando in lontananza apparve ciò che avrebbe definitivamente dissolto la tensione di quei giorni. Un gruppo molto numeroso di uomini, sul quale cresceva fitta una foresta di lunghi bastoni, avanzava spedito in direzione della città. Fossero stati i rinforzi provenienti da Salza, Mühlhausen sarebbe caduta nelle nostre mani entro sera. Ma il fratello Leonard, che avevamo inviato loro incontro, tornò con la notizia che si trattava degli abitanti del contado, che venivano in soccorso al Consiglio della città. Nel giro di poco tempo la notizia raggiunse anche l'interno delle mura, e ci trovammo presto stretti tra due fuochi: da una parte i contadini che già salivano per il selciato e dall'altra i borghigiani, che si godevano la scena occhieggiando dietro la prima fila di sentinelle. Insomma, troppi.
Ecco che succede a lasciar da parte i contadini, per conquistare i cannoni della città! Gli promettono una riduzione sulle tasse di ingresso delle derrate e te li ritrovi contro in un baleno. In una giornata come quella, con i contadini dalla nostra... Invece l'esercito degli umili si disperse rapidamente, senza spargimenti di sangue, come burro in un forno. I contadini strinsero la mano ai borghigiani, mandando in frantumi i nostri corni da caccia, e tornarono a casa per l'ora di cena.
Cosí la risoluzione del Consiglio di eleggere due nuovi borgomastri ebbe il tono di una concessione, un modo semplice per eliminare due imbecilli e rafforzare il controllo sulla città.
La mattina dopo, la Piazza municipale si riempí nuovamente di una grande folla di persone in attesa di conoscere i nomi dei nuovi borgomastri. Uno degli eletti, il produttore della miglior birra della città, festeggiò subito regalando alla popolazione due botti enormi, Poi prese la parola il secondo, che aveva una bottega di tessuti. Disse che grazie alla lungimiranza del Consiglio, una situazione di grave scompiglio era stata risolta; che Rodemann e Kreuzberg avevano giustamente pagato il loro gesto e nor sarebbero tornati in città. Tuttavia non erano gli unici ad aver agito contro gli interessi della cittadinanza; come c'era da aspettarsi da uno straniero, messer Thomas Müntzer aveva fatto il possibile per gettare il borgo nel caos e messer Heinrich Pfeiffer lo aveva ciecamente seguito in quel suo disegno sobillatore. Mühlhausen non aveva bisogno di gente simile per migliorare il proprio ordinamento. Thomas Müntzer e Heinrich Pfeiffer erano pertanto invitati ad abbandonare la città entro due giorni. Se si fossero trattenuti oltre avrebbero meritato l'incarcerazione nella torre del palazzo.
Mi chiedo ancora quali strane alchimie si fossero prodotte nel corso della notte precedente e quale fluido paralizzante scorresse in quel momento sul pavimento della piazza. Certo, la venuta dei contadini fu un duro colpo, e quel sentirsi accerchiati, pure. Tuttavia, deve esserci dell'altro a spiegare il silenzio che spazzò quella distesa di corpi, cosí forte da cancellarne per un attimo il fetore. Qualcosa che Magister Thomas doveva aver intuito prima di me, perché quella mattina rimase a San Giacomo e quando lo raggiunsi stava raccogliendo la sua roba.

Fuori dalle mura di Mühlhausen, capimmo di aver commesso l'errore piú grave. Un errore irripetibile. Con la città alle spalle, fu a me che Ottilie mormorò quella lezione: - Avevi ragione tu. Senza i contadini non possiamo niente.

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