Mühlhausen, 9 maggio 1525

- Allora Heinrich, su quanti credi che potremo contare?
Il tono del Magister è pressante.
Pfeiffer scuote la testa: - Hülm e Briegel non ci stanno. Non sono disposti a cacciare un solo barile di polvere per quelli di Frankenhausen. La gente di qui non verrà.
Dall'orologio del municipio giunge l'eco dei tre colpi di martello dell'automa Hans sulla campana della torre.
- Ma di che hanno paura!? Il Signore non ha dato abbastanza segnali? Ho almeno cinquanta lettere che lo testimoniano chiaramente: la schiera degli eletti ammonta a ventimila uomini.
Magister Thomas fruga nella sacca di cuoio ed estrae una lettera, che brandisce come un'insegna: - Se non vogliono ascoltare la voce del Signore, di fronte ai fatti non potranno esitare. Un fratello che vive a stretto contatto con la cricca wittenberghese mi ha scritto pochi giorni fa confermandomi che i principi sono nella merda: il popolo li odia, le loro truppe sono fiacche e disorganizzate. È il momento di affrontarli, dirigendo verso il cuore della Sassonia, dove non possono permettersi di farci arrivare. Lascia che parli io alla cittadinanza.
- Non servirà. Anche se lasciamo perdere i borgomastri, la gente di qui ha già ottenuto piú di quanto avesse mai osato sperare. Non metterà a rischio le proprie conquiste in una battaglia campale contro i principi.
- Vuoi dire che Mühlhausen, il borgo che ha dato l'esempio a tutte le città della Turingia, nello scontro decisivo per liberare le terre dalle Alpi Bavaresi alla Sassonia, vuole stare a guardare?
Pfeiffer, sempre piú scoraggiato: - Credi che le altre città appoggeranno questa pazzia? Non accadrà, te lo dico io. Se anche Mühlhausen offrisse tutti i suoi cannoni, la situazione non cambierebbe. Le città insorte hanno conquistato l'autonomia e imposto i dodici articoli: nessuno riterrà utile rischiare tutto in un unico scontro frontale. E se venissimo sconfitti? Ascolta. La strada che abbiamo seguito finora ha dato i risultati migliori: la ribellione delle campagne ha trovato nelle città il grimaldello per ottenere le riforme. Cosí deve continuare a essere, non ha senso mettere a repentaglio tutto.
- Vaneggi! Sono le città che si sono giovate della rivolta contadina per strappare i municipi dalle mani dei signori! Ora devono accorrere al fianco delle schiere illuminate per spazzare via per sempre la malvagia tirannia dei principi!
- Non accadrà.
- E allora verranno travolte dal loro miserabile egoismo, nel giorno del trionfo del Signore.
Per un attimo torna la calma. Denck, come me muto finora, riempie i bicchieri del vino sottratto in grande quantità a un convento di domenicani e stappato per l'occasione: - Avremmo bisogno di non meno di mille uomini e dieci cannoni.
Il Magister non guarda neanche la coppa: - Quali cannoni? Sarà la spada di Gedeone a falciare gli eserciti.
Esce, non ha sguardi per nessuno. Dopo un attimo Denck lancia un'occhiata a Pfeiffer, poi a me, e lo segue.
Heinrich Pfeiffer mi parla con tono grave: - Almeno tu devi riuscire a farlo ragionare. È una follia.
- Follia o no, tu credi che sia saggio abbandonare i contadini al loro destino? Se le città non scenderanno in campo, agli occhi dei contadini sembrerà un tradimento. E come dargli torto? Sarà la fine dell'alleanza che abbiamo faticosamente costruito. Se saremo sconfitti, Heinrich, i prossimi sarete voi.
Un respiro profondo, la tristezza gli attanaglia il cuore: - Hai mai visto un esercito caricare?
- No. Ma ho visto Thomas Müntzer sollevare gli umili con la sola forza delle parole. Non lo lascerò adesso.
- Sàlvati. Non andare.
- La salvezza, amico mio, è alzarsi e combattere al fianco del Signore, non restare a guardare.
Silenzio. Ci abbracciamo forte, per l'ultima volta. I destini sono stati scelti.

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