La notizia della partenza di Thomas Müntzer per Frankenhausen ha fatto il giro della città in neanche mezza giornata. La mattina, appena desti dopo una notte agitata, affacciandoci alla finestra troviamo il sagrato di Nostra Signora già piuttosto affollato. A volersi illudere si potrebbe concludere che la buona coscienza degli abitanti di Mühlhausen ha finito per prevalere sull'interesse. Ma ormai conosciamo come vanno queste cose: i discorsi di Magister Thomas, che uno li approvi o no, sono qualcosa cui è difficile rinunciare, anche a motivo del fatto che costituiscono, per molti giorni, uno degli argomenti fondamentali di discussione nelle piazze e nelle botteghe. Ed è chiaro a tutti, a chiunque lo conosca anche solo per fama, che Thomas Müntzer non lascerà la città imperiale senza rivolgere un ultimo, rabbioso saluto ai suoi borghigiani.
- Magister, - grido per farmi sentire nell'altra stanza, - sono già qua sotto!
Mi raggiunge e si affaccia leggermente al balcone, salutato da un'esclamazione della folla.
- Lasciamo che la piazza si riempia, cosí che il Signore possa scegliere il suo esercito -. Il suo unico commento.
Un rumore eccitato sale dal sagrato. Quattro colpi decisi sulla porta. Poi altri due. - Magister, Magister, aprite!
- Chi siete? - chiedo piuttosto sorpreso dal timbro squillante delle voci.
- Jacob e Mathias Ziegler, figli di Georg. Dobbiamo parlarvi. Apro con un sorriso ai due figli del sarto Ziegler, nostri fedeli seguaci nonostante l'opposizione del padre, che tempo fa minacciò pure il Magister e dovette desistere da ogni intenzione bellicosa su suggerimento di Elias.
- Che ci fate qui? - chiedo stupito. - Non dovreste essere con i vostri genitori in bottega?
- No, - risponde Jacob, che è il maggiore e ha quindici anni, - da oggi non piú.
- Veniamo con voi, - continua entusiasta il fratello, di due anni piú giovane.
- Piano, piano, - rispondo. - Venire con noi? Avete un'idea di quello che significa?
- Sí, gli eletti sconfiggeranno i principi! Il Signore sarà dalla nostra parte.
Il Magister sorride: - Lo vedi? Tutto si compie: Cristo mette il figlio contro il padre, e ci invita a ritornare come bambini.
- Magister, non possono combattere con noi.
Non mi lasciano parlare: - Abbiamo deciso e non cambiamo idea. Verremo comunque. State saldo, Magister, e a presto, qui non possiamo restare -. Detto questo, si chiudono la porta alle spalle lanciandosi giú per le scale.
Magister Thomas intuisce l'effetto che il breve incontro ha prodotto su di me: - Non temere, - mi rassicura stringendomi le spalle, - il Signore difenderà il suo popolo, abbi fede! Coraggio ora, dobbiamo andare.
Vado a chiamare Ottilie ed Elias. Johannes Denck non è piú con noi: è partito ieri sera, in direzione di Eisenach, in cerca di cannoni, armi e munizioni e ci raggiungerà sulla strada.
Usciamo per il passaggio che porta direttamente in chiesa; Magister Thomas in testa, noi dietro, in silenzio. Attraversiamo le navate trafitte dai raggi di sole a passo lento. Elias apre il pesante portone e ci troviamo, ancora in penombra, sulle gradinate della Cattedrale. Gli sguardi della folla sono tutti rivolti verso le finestre della nostra stanza. Thomas Müntzer avanza un poco, al centro della scalinata. Nessuno lo nota. Il suo primo grido satura la piazza, già strabordante di almeno quattromila persone e viene subito sommerso da un'onda di voci sussultanti:
- Popolo di Mühlhausen, ascolta, la battaglia finale è prossima! Il Signore presto metterà l'empio nelle nostre mani, come fece con i Madianiti e con i loro re, sconfitti dalla spada di Gedeone, figlio di Ioas. Come le genti di Succot, anche voi, dubitando della potenza del Dio d'Israele, rifiutate di portare aiuto alle schiere degli eletti, e riservate i cannoni e le armi alla difesa del vostro privilegio. Gedeone sconfisse le tribú di Madian con trecento uomini, di trentamila che ne aveva chiamati a raccolta. Fu il Signore ad assottigliare le sue fila, perché il popolo non credesse di aver trionfato grazie alle sue sole forze. Coloro che temevano furono cacciati indietro. Non diversamente oggi, la schiera degli eletti si assottiglia, per la defezione dei cittadini di Mühlhausen. Io dico che questo è bene: perché nessuno potrà dimenticare quel che il Signore ha fatto per il suo popolo e, se fosse necessario, sarei pronto a muovere da solo contro i mercenari dei principi. Nulla è impossibile a coloro che hanno fede. Ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha. Per questo ascoltate, gente di Mühlhausen: il Signore ha scelto i suoi, gli eletti; chi non ha il cuore gonfio del coraggio della fede, non ostacoli i progetti di Dio: se ne vada, ora, verso il suo destino di cane. Via! Torni alla bottega, torni al suo letto. Vada via, scompaia per sempre.
La gente comincia a urlare e a gridare, a spingersi e a ondeggiare e si accendono risse un po' dappertutto tra coloro che si ritengono degni e quelli che vogliono restare a casa e danno del pazzo a Magister Thomas, urlando a gran voce.
Alla fine, rimangono proprio in trecento, per lo piú gente di fuori, vagabondi giunti in città per far razzia nelle chiese, poveracci e gente di San Nicola, che non abbandonerebbero Thomas Müntzer nemmeno se il sole si facesse nero. Il Magister, che non ha piú aperto bocca, fa per rivolgersi al suo piccolo esercito, quando quello si divide in due, per lasciar passare alcuni miliziani che trascinano tre cannoni.
- E questi da dove saltano fuori? - chiede Elias con voce sprezzante.
- Non ci servono, - taglia corto la guardia. - Potete prenderli. Heinrich Pfeiffer dice che il Signore può averne bisogno.
Meno di due ore dopo la colonna dei prescelti esce dalla città in silenzio, dalla porta nord. Due carri carichi di vettovaglie, i cannoni, trainati da muli, a chiudere la fila. Un baco fora il bozzolo che da tempo lo proteggeva e comincia lentamente a strisciare verso nuova vita, la nuova età, incognita e rapace, che l'attesa di farfalla dona la forza di superare.
Nero, lunga criniera dai riflessi argentati sopra due tizzoni e le froge dilatate, schiuma dal morso e scalpita l'animale che conduce la spada di Gedeone in battaglia. Dalla sella pendono le sacche gonfie delle missive degli insorti, che il Magister ha raccolto in mesi e mesi di furibondo errare: non le abbandona mai, contengono nomi, luoghi, notizie che farebbero la gioia di ogni sgherro dei principi.
Mi volto, dietro i cannoni trascinati dai muli, una coltre di polvere rende opaca Mühlhausen. Incerte le mura, le torri sbiadiscono come una stampa sciolta dall'acqua, come la mia anima greve d'angoscia che mai avevo provato. Piú nulla dietro, rivolgo lo sguardo di fronte, di nuovo il Magister, fiero, trattiene il cavallo, fissa l'orizzonte, la resa dei conti, il castigo degli empi.
Mi infonde forza, il tempo è giunto, si deve andare.
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