Eltersdorf, Natale 1525

Oggi il pastore Vogel non ha parlato per me, non a fratello Gustav. La sua voce era come un tuono sordo, lontano. Sono solo. Nessuna parola che riesca a convincermi. Non dopo l'olocausto degli inermi, non dopo quel grido caduto nel vuoto. Può tenerselo il conforto della Parola, sono stato tra quelli che credevano nella sua forza.
La sera, nella mia stanza, assalito dal gelo, leggo le lettere. E sento che qualcosa d'indefinito si fa strada e si avvicina sempre piú ogni giorno che passa: qualcosa che lotta per emergere, ma lo ricacciò giú, in fondo allo stomaco, con tutte le forze. E ogni notte è piú difficile.

All'illustrissimo Magister Thomas Müntzer pastore predicatore della città di Allstedt.
Illustrissimo Maestro,
Lo Spirito di Dio, che infonde sapienza e coraggio, sia su di Voi in queste ore di tormento.
Vi scrivo con la fretta e l'agitazione di chi vede il pericolo strisciare in silenzio e saettare rapido alle spalle dell'uomo nel quale ha riposto le sue speranze. Già ho avuto modo di illustrarVi come le mie orecchie avrebbero potuto aiutarVi, data la loro prossimità a certe porte che celano intrighi. Ebbene non so dire cosa sia piú forte in me, se la gioia di poterVi essere finalmente utile, dopo molti mesi dalla mia prima missiva, oppure l'ansia e lo sdegno per ciò che contro di Voi si sta macchinando.
Al Principe Elettore, che finora aveva mantenuto una posizione di attesa, la vostra Lega degli eletti non è piaciuta affatto. Allo stesso modo il sermone che avete tenuto al cospetto di suo fratello. Soprattutto lo allarma il fatto che possiate disporre di una stamperia e che le vostre parole possano raggiungere i focolai di rivolta che pian piano si accendono in tutto il suo territorio e oltre. Non ha intenzione di attaccarvi direttamente: credo che tema le possibili ripercussioni di un gesto avventato. Vuole però allontanarvi da Allstedt, dal vostro torchio e dalla sua Sassonia. Un certo Hans Zeiss è stato in visita qui alcuni giorni fa e si è trattenuto a lungo con messer Spalatino, il consigliere di corte. Vogliono isolarvi. Zeiss fingerà di stare dalla vostra parte ma, nel frattempo, con le dovute promesse, Vi rivolterà contro se non tutto il consiglio cittadino, almeno il vostro borgomastro. Si è detto sicuro di riuscirvi, e non sembrava una semplice promessa.
Dal canto suo, Spalatino vi scriverà una lettera da parte del Principe Elettore Federico per invitarvi a Weimar, dove vi sarà data l'opportunità di esporre in maniera estesa, e davanti ad alcuni importanti teologi, le vostre tesi. Non afferrate la mano che sembrano tendervi! Non pensate di poter far la parte del leone. Non contate sull'appoggio di Zeiss e compagni: una volta lontani dai vostri Vi abbandoneranno, giurando e spergiurando che il vostro arrivo ha causato solo confusione nella loro città, che le vostre teorie sono pericolose, che mancate completamente di quella sottomissione all'autorità che Martin Lutero ha predicato.
Voi avete una grande forza: la forza della parola di Dio che incontra il Suo popolo attraverso le Vostre labbra. Tra quelle mura, lontano dai contadini e dai minatori, la forza Vi sarà succhiata via come a un nuovo Sansone. Zeiss sarà la Vostra Dalila, e stringe già le forbici tra le mani. Lo ripeto: non lasciate Allstedt. È lí che Vi temono, per le vostre prediche e il vostro torchio da stampa, temono la reazione del popolo a una qualunque azione violenta contro di Voi. Non si azzarderanno a toccarVi. Non partite per Weimar. Che il Signore Iddio Vi illumini e Vi sostenga.
Qoèlet
il giorno 27 di luglio dell'anno 1524

Questa lettera fu certamente consegnata al Magister troppo tardi, dopo il suo rientro da Weimar, quando ormai i giochi erano fatti. In quei giorni difficili forse non ebbe nemmeno il tempo per valutarne l'importanza e comunque non ne fece menzione.
Certo è che questa missiva rivelava in anticipo ciò che sarebbe successo. Colui che vergava queste righe era davvero vicino alle stanze dei principi.
Fu la lucidità di Ottilie a salvarci in quei giorni. Avremmo potuto perderci definitivamente, ma quella donna ci risollevò e ci guidò fuori dalla palude nera di una folle disperazione. Ottilie... non ci sarai adesso a portarmi via da qui. Non so quale è stata la tua fine: pasto di mercenari o di corvi. Il cuore, arido, mi spinge quasi a sperare che tu non sia sopravvissuta a questo niente, alla fredda solitudine che marchia la Natività di quest'anno di morte.

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