Questa notte ho sognato Elias.
Camminavo di notte a piedi nudi per un sentiero tortuoso, lui era al mio fianco. D'improvviso, davanti a noi si alzava una parete di roccia bianca con una stretta fessura sopra le nostre teste. Elias mi sollevava di peso e riuscivo a infilare la testa nel buco. Mi facevo passare la torcia per guardare meglio: una specie di lunga galleria umidiccia. Una volta dentro capivo che lui non avrebbe mai potuto raggiungermi, la parete non aveva appigli. Allora tornavo indietro, ma era già sparito. Con la fiaccola in mano, a fatica, cominciavo a strisciare in quell'angusto passaggio.
Mi sono svegliato e ho atteso che il gallo di Vogel scandisse l'inizio di un altro giorno di fatica. Il fantasma di Elias non mi ha abbandonato fino a sera. Quella immensa forza, quella voce, è ancora con me.
***
Il giorno 16 di marzo la cittadinanza fu radunata presso la chiesa di Nostra Signora per eleggere il nuovo Consiglio. Da quel momento la città fu nostra.
Il compito che mi venne affidato, insieme a Elias, fu quello di organizzare la milizia cittadina. Nel caso di un attacco, i principi non ci avrebbero trovati impreparati. Elias insegnava ai popolani come schierarsi in falange, puntare le picche, affrontare un uomo corpo a corpo. Con l'aiuto del Magister li divise in manipoli di circa venti uomini, e a ognuno di essi assegnò una parte delle mura da difendere in caso di attacco. Chiunque avesse una minima esperienza militare fu scelto dalla stessa milizia come capitano. Io divenni il responsabile delle comunicazioni tra i manipoli e scelsi alcuni ragazzi svegli e fidati che potessero fungere da portaordini. Mi fu messa in mano una daga corta, la sera potevo esercitarmi a usarla con l'imbattibile Elias.
Poi in aprile insorsero i cittadini di Salza. La proposta di andare in loro aiuto fu messa ai voti ed ebbe l'unanimità. Raccogliemmo quattrocento uomini, convinti che sarebbe stata l'occasione buona per mettere alla prova quei mesi di addestramento. Il Magister e Pfeiffer parlarono a lungo con i capi degli insorti, ma quelli sembravano piú preoccupati di strappare qualche minima concessione ai signori piuttosto che di sapere cosa stesse succedendo intorno a loro. Ci regalarono due tonnellate di birra per essere andati fino lí e questo fu il loro unico gesto di ringraziamento.
Quella sera, mentre ci accampavamo sotto la luna, sentii il Magister discutere a lungo con Pfeiffer sui rischi di un'azione non concordata tra le città. Solo l'enorme stanchezza mise fine al loro animoso vociare.
Sulla via del ritorno fummo raggiunti da un messaggero che veniva da Mühlhausen, lo mandava Ottilie. Hans Hut era giunto in città con notizie e lettere molto importanti. Il Magister ne lesse alcune alla truppa: la rivolta dilagava ormai per tutta la Turingia tra Erfurt e l'Harz, tra Naunburg e l'Assia. Altre città stavano seguendo l'esempio di Mühlhausen: Sangerhausen, Frankenhausen, Sonderhausen, Nebra, Stolberg... e ancora, nella regione mineraria di Mansfeld: Allstedt, Nordhausen, Halle. Quindi la stessa Salza, Eisenach e Bibra, i contadini della Foresta Nera.
Quelle notizie innalzarono i nostri cuori, non ci saremmo piú fermati, l'ora era giunta. Mentre tornavamo verso Mühlhausen saccheggiammo un castello e un convento. Non ci furono morti, i proprietari si consegnarono a noi senza opporre resistenza, cercando di impietosirci affinché risparmiassimo i loro beni e le loro concubine. Riguardo alle donne, non una di esse fu toccata. Dell'oro, dell'argento e delle vettovaglie, non lasciammo nulla. Mühlhausen ci accolse da trionfatori e le due gigantesche botti di birra furono rapidamente svuotate dalla sete dei nostri concittadini.
La festa durò un'intera notte, con canti e balli, nel nostro centro del mondo, nel luogo di sogno che fu, in quello scorcio di primavera, la libera e gloriosa Mühlhausen. Era come se tutte le forze della vita si fossero date convegno dentro quelle mura; per omaggiare la fede degli eletti. Nessuno avrebbe potuto portarci via quel momento. Non un esercito, non un colpo di cannone.
Prima dell'alba trovai Elias seduto su una sedia, intento a ravvivare i guizzi morenti di un fuoco. La luce della brace disegnava strane sagome su quella faccia scura, su cui sembrava essersi posata un'ombra di stanchezza o di angoscia. Come se qualcosa di inaudito attraversasse i pensieri di Sansone.
Si voltò quando fui vicino: - Gran festa, eh?
- La migliore che abbia mai visto. Fratello, che succede?
Senza guardarmi, con la rara sincerità di certi momenti: - Penso che... che non so se reggerebbero a una vera battaglia.
- Li hai addestrati bene. E poi comunque lo sapremo presto, credo.
- Già, è proprio questo. Tu non hai mai visto i soldati dei principi, la gente a cui i signori affidano la difesa dei loro forzieri...
Lo sguardo perso tra i riflessi del fuoco.
- Perché... tu sí?
- Dove credi che abbia imparato a combattere?
Un'occhiata appena, lesse la domanda sulla mia faccia.
- Sí, ho fatto il mercenario. Cosí come ho fatto tanti altri mestieri di merda nella mia vita. Ho fatto il minatore e non credere che sia tanto meglio solo perché non si ammazza nessuno. Si ammazza eccome: si ammazza se stessi, sotto terra, sempre piú ciechi come talpe e con la paura di rimanere schiacciati, di restare là sotto per sempre. Ho fatto cose immonde e spero che il Signore Iddio nella sua misericordia infinita avrà pietà di me. Ma adesso penso a loro, a quei disgraziati che manderemo in battaglia contro eserciti veri.
Una mano sulla spalla: - Il Signore ci assisterà, è stato con noi finora. Non ci abbandonerà, Elias, vedrai.
- Prego per questo ogni giorno, ragazzo, ogni giorno...
***
A messer Thomas Müntzer, fratello nella fede, pastore in Nostra Signora di Mühlhausen.
Mio buon amico,
un grazie a te per la lettera che ho ricevuto giusto ieri e un grazie al Signore Dio Nostro, per le notizie di cui era foriera. Speriamo che Egli abbia finalmente trovato in Thomas Müntzer de Quedlinburg il timoniere della nave che ricaccerà Leviathan nel suo abisso.
Da quando ci siamo lasciati, non si può dire che le mie faccende private siano in sintonia con la grandiosità degli eventi che si preparano per gli afflitti di Germania; forse, il Signore desidera farmi rientrare in quest'ultima schiera per rendermi partecipe a pieno titolo della futura gloria. La mia famiglia è rimasta a Norimberga ed è vittima di continue angherie e soprusi. Proprio adesso che non sono piú a portata di mano e che mi hanno allontanato dalla città, cercano in tutti i modi di beccarmi, per mettermi a tacere senza causare sollevazioni. Fortunatamente le nostre sorelle di Norimberga sono vicine a mia moglie e la aiutano in questo momento di prova. Dal canto mio, faccio visita alle locande soltanto per dormire e le abbandono prima che spunti il sole. Non tarderò comunque ad accontentarmi del ciglio della strada: i soldi stanno finendo.
Per questi motivi ti comunico la mia intenzione di raggiungerti a Mühlhausen: sono ansioso di portare il mio contributo all'impresa degli eletti e ho bisogno di tirare il fiato. Inoltre, in città, non dovrebbero mancarmi le occasioni per guadagnare qualcosa con le mie lezioni. Vedi cosa puoi fare, tra le mille preoccupazioni di queste ore.
Possa la Luce del Signore rischiarare il tuo cammino.
Con grande riconoscenza,
Johannes Denck
Di Tubinga, il giorno 25 di Marzo 1525
Hut ci portava le notizie dal Sud. Importanti, vitali. Frugo nella sacca del Magister cercando quella meravigliosa lettera, le parole di un uomo le cui gesta hanno trovato luogo nelle ballate dei cantastorie e sono giunte fin qui.
Alla libera città di Mühlhausen, al Consiglio Perpetuo e al suo predicatore Thomas Müntzer, l'eco delle cui parole infonde speranza a tutta la valle del Tauber.
Il tempo è prossimo. Le schiere illuminate hanno intrapreso la guerra per affermare la giustizia di Dio. I contadini hanno marciato al suono dei tamburi per le vie della città imperiale di Rothenburg e, nonostante le delibere del Consiglio municipale, nessuno ha levato il bastone su di loro. Alla luce dei fatti, i cittadini temono l'impeto del contado e le conseguenze che l'essergli nemico comporterebbe.
Vengo dunque, cari fratelli, a esporre le richieste di riforma che le schiere illuminate avanzano sulla punta delle loro lance. Innanzi tutto essi espongono ai cittadini che la lega e l'accordo consistono nel predicare la parola di Dio, il Sacro Vangelo, in modo libero, chiaro e schietto e senza aggiunte di mano umana. Ma di molto importante, poiché la gente comune finora e da lungo tempo è stata oppressa e sottoposta dall'autorità al carico di insopportabili pesi, che venga la povera gente alleggerita da tali gravami e possa procurarsi il suo pezzo di pane senza essere costretta a mendicare. E che non venga a essere angariata da nessuna autorità, che non debba pagare il censo, il canone, le rendite, il laudemio, il mortuario, le decime, finché non si arrivi a una riforma generale basata sul Sacro Vangelo, la quale stabilisca ciò che è ingiusto e deve essere abolito e ciò che è giusto e deve rimanere.
Mi sia ora concesso di parlare apertamente a coloro che hanno sollevato la speranza e il cuore della povera gente. Gli eventi che si susseguono in queste terre bagnate dal fiume Tauber, ci indicano i due precetti da seguire affinché la causa di Dio non vada perduta e tutto ciò che è stato fatto non abbia a svanire.
Primamente è necessario che le schiere si ingrossino giorno dopo giorno, che come onda di mare in tempesta continuino a crescere fino a quando non raggiungano le risorse e il numero sufficiente a non temere la spada dei principi.
Altrettanto importante è tenere da conto come le diverse richieste che scavano il solco tra città e campagna trovino in fondo alla loro strada il medesimo avversario: gli intollerabili privilegi della grande nobiltà e del clero corrotto. Non possiamo permettere che tali differenze ci pongano sui fronti opposti, a tutto vantaggio del comune nemico. Inoltre, siccome risponde al vero che le città come questa non possono mantenersi senza introiti di tasse, è indispensabile trovare accordi a tale riguardo tra i consigli, le giunte e le comunità contadine su ciò che sarebbe bene intraprendere per sostenere le città. Non si vogliono infatti abolire completamente tutti i gravami, bensí arrivare a un giusto accordo, dopo aver sentito il parere di persone dotte, timorate e amanti di Dio che si esprimeranno sulla questione. A tale scopo i beni ecclesiastici, senza alcuna esclusione, saranno presi in custodia alfine di utilizzarli come si conviene a vantaggio della comunità contadina e delle schiere illuminate. Saranno nominate persone che amministrino tali beni, li conservino e permettano che alla povera gente ne venga distribuita una parte. Inoltre ciò che verrà intrapreso, ordinato e deciso per il bene e per la pace, lo dovrà essere sia per l'abitante del borgo sia per quello della campagna e da ambedue essere rispettato, affinché tutti rimangano uniti, contro le falangi dell'Iniquità.
Con l'auspicio che queste parole sollevino dentro di Voi luminose visioni, nella speranza di incontrarci presto nel giorno del trionfo del Signore, il saluto fraterno di chi combatte sotto il vostro medesimo vessillo e l'invocazione della grazia di Dio,
il comandante delle schiere contadine di Franconia,
Florian Geyer
Di Rothenburg sul Tauber, nel quarto giorno dell'Aprile 1525
Geyer, la leggenda della Foresta Nera. La Schwarztruppe, da lui formata uomo per uomo, aveva seminato il panico tra le fila della Lega Sveva: imprendibili, audaci e fulminei, erano in brevissimo tempo diventati l'esempio per le schiere contadine.
Florian Geyer. Nobile di basso rango, membro della cadetteria tedesca, fin dal '21 era entrato in rotta con lo strapotere dei principi, aveva abbandonato il proprio castello, dedicandosi al brigantaggio e alle scorrerie dentro e fuori dalla Selva, che conosceva palmo a palmo. Dotato di sorprendente intuizione e coraggio impareggiabile, già prima di abbracciare la causa degli umili, sceglieva gli uomini per il suo manipolo di banditi a uno a uno: niente ubriaconi, niente inutili tagliagole, niente stupratori di merda, solo gente decisa, sveglia e interessata al bottino per necessità o per l'ambizione di imprese degne della sua approvazione.
Ricordo, nei giorni dell'euforia di Mühlhausen quale fosse il desiderio che avevo di incontrarlo, di poter vedere da vicino l'uomo il cui nome soltanto terrorizzava la grande nobiltà di Franconia.
Diede l'assalto a decine di castelli e conventi, confiscava beni, armi e viveri e li distribuiva ai contadini e alla povera gente. Compariva all'improvviso nei villaggi, spargendo al vento dalla sua sacca di tela rossa le ceneri dell'ultimo castello bruciato. Il manipolo di cavalieri in pochi mesi crebbe a dismisura fino a poter contare su molte centinaia di reclute, bene armate, addestrate e leali.
Non di rado, la sera intorno al fuoco i contadini intonano le ballate sulle sue gesta. Con la sola ascia e il coltello cacciava cervi e cinghiali; a Rothenburg, dal centro della piazza, decapitò con un colpo la statua dell'imperatore.
Lo presero a Schwäbisch Hall, dopo averlo inseguito e braccato per tre giorni, appiccando fuoco a tre ettari di bosco dove l'avevano visto scomparire. Nascosero in fretta il suo cadavere, ma molti non sono affatto convinti che sia morto e giurano che si sia salvato tuffandosi nelle acque di un fiume sotterraneo. In ogni villaggio della Selva Nera c'è qualcuno che dice di averlo visto cavalcare al tramonto nel fitto della foresta, brandendo la spada, pronto a tornare per rendere giustizia agli umili.
***
A messer Thomas Müntzer, maestro di tutti i giusti nella retta fede, predicatore illustrissimo presso la chiesa di Nostra Signora in Mühlhausen.
Maestro nostro,
le notizie che mi giungono riguardo a Voi e alla Vostra schiera di eletti, mi danno ormai certezza che la mano del Signore è sul Vostro capo, dopo le mille difficoltà e l'aspra umiliazione di Weimar, di cui mi rammarico non avervi avvisato in tempo. Proprio il Dio che ha in odio i potenti «ha innalzato gli umili» e si prepara a rimandare «i ricchi a mani vuote, soccorrendo Israele, suo servo, come aveva promesso».
Non c'è da perdere tempo: i principi sono disorientati, poiché l'area colpita dalla rivolta è troppo vasta, e il fuoco della fede incendia ogni giorno i cuori e il territorio della Germania. Sebbene il reclutamento prosegua incessante, non pochi sono gli impedimenti che incontrano nel dare vita a una repentina manovra.
Tra tutti, il giovane Filippo, langravio d'Assia, è il piú solerte, ma le sue truppe non sono compatte, si spostano lentamente e incontrano continue difficoltà, a causa di un susseguirsi di imboscate e assalti da parte dei contadini di ogni regione. Non tutti i governanti, poi, si rendono conto che la cosa riguarda ciascuno di loro, che verranno abbattuti uno dopo l'altro, e cosí chi crede di poter controllare la situazione a casa sua, concedendo qualche beneficio e facendo promesse, non accenna a voler rischiare la battaglia. Il dottor Lutero, dietro consiglio di messer Spalatino, è stato nella regione di Mansfeld, per placare l'ira dei contadini ma non è stato in grado di arrestare la rivolta, ottenendo soltanto lanci di pietre e insulti. L'Hercules Germanicus è finito.
È tempo, Maestro: lasciate respiro ai principi e devasteranno le nostre campagne, a costo di perdere il raccolto dell'anno, fino a che l'ultimo germoglio di grano sarà cenere e la testa dell'ultimo contadino non sarà caduta. Chiamate dunque a raccolta gli eletti, affinché non si disperdano. A sud di Mühlhausen il Dio degli eserciti ha già vinto molte battaglie, mentre a nordest la situazione è piú incerta. Se muoverete compatti in quella direzione, i principi non potranno stare a riflettere, dovranno cercare di fermarvi a ogni costo, e il Signore, grazie alle vostre spade, farà giustizia una volta per tutte.
Non temete lo scontro aperto: è proprio in quello che il Dio degli eletti mostrerà di esservi a fianco. Non indugiate: l'Onnipotente vuole trionfare grazie a Voi.
State saldo, dunque, e il Signore Vi illumini: il Regno di Dio in terra è prossimo.
Qoèlet
il giorno primo del maggio 1525
Primo giorno di maggio. Le truppe di Filippo d'Assia erano già alle porte di Fulda, in forze, pronte a espugnarla. Si mossero rapide. Non incontrammo un esercito in difficoltà.
Qoèlet. La terza missiva di un informatore prodigo di dettagli riservati a pochi, come per la vicenda di Weimar.
Missive importanti, che avevano conquistato la fiducia del Magister. Mi riecheggia nella testa quella decisiva discussione, Magister Thomas che brandiva la lettera... questa lettera.
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