Eltersdorf, autunno 1525

I muscoli indolenziti dal lavoro. Il freddo, ogni giorno piú intenso, torna a gelare le dita, ancora su carta gialla e stropicciata: una calligrafia elegante, che si legge senza sforzi, nonostante la luce fioca della candela e le macchie del tempo.

A messer Thomas Müntzer de Quedlinburg, dottore eminentissimo, pastore della città di Allstedt.
La benedizione di Dio innanzi tutto, a colui che porta la parola del Signore agli umili e impugna la spada di Gedeone contro l'empietà che ci circonda. Quindi il saluto di un fratello che ha potuto ascoltare dalla viva voce l'orazione del Maestro, senza poter abbandonare la prigione di codici e pergamene in cui la sorte lo ha confinato.
L'uomo che ha percorso il labirinto di questi corridoi alla ricerca del senso ultimo della Scrittura, sa quanto cupo e triste esso possa essere, quando tale senso ci abbandona. Ed ecco che i giorni muoiono uno in fila all'altro, insieme alla conoscenza, riservata a pochi, insieme alla limpidezza della Parola, oscurata dai mille Spalatini che di questi meandri fanno roccaforte e di questi libri mura del privilegio dei principi. Se per un qualche incantesimo le nostre vite fossero scambiate e io mi trovassi ad Allstedt coi contadini e i minatori e Voi con l'orecchio accostato a queste porte che lasciano trapelare i molti intrighi spacciati per carità e amore di Dio, allora sono certo che non tardereste a scrivere per incitarmi a impugnare la frusta contro questi mercanti di fede. Pertanto non dubito che capirete il motivo che mi spinge a prendere in mano la penna.
Le parole dell'apostolo trovano conferma: «il mistero dell'iniquità è già in atto, ma è necessario che sia tolto di mezzo chi finora lo trattiene» (2 Ts 2, 7). La sacrilega alleanza tra gli empi governanti e i falsi profeti appronta le sue schiere, l'incalzare di grandi eventi sprona gli eletti a tener salda la fede e a prepararsi a difenderla con ogni mezzo.
L'uomo iniquo, l'apostata, siede nel tempio di Dio e da lí diffonde la falsa dottrina. Cosí, uno di quei Medici di Fiorenza, Giulio, s'è assiso sul trono di Roma, come Clemente. Non mancherà di continuare lo scempio di Cristo in Suo nome, come e piú di chi lo precedette.
Roma scruta dentro il proprio ombelico, e non vede piú oltre, sorda alle trombe che tutt'intorno ne annunciano l'assedio. Sprofondata nel peccato che ne ottenebra i sensi, sarà incapace di opporsi a chi saprà dare nuovo impulso e luce dello Spirito Santo alla via della riforma della Chiesa.
E proprio questo è il grande cruccio, messer Thomas: chi porterà su di sé il fardello della spada per trafiggere gli empi?
Frate Martino ha mostrato il volto suo vero di soldato dei principi, miserabile compito lungamente celato. Non sarà dunque Lutero a portare il Vangelo all'uomo comune, non colui che ha scacciato Carlostadio e riceve ogni giorno l'omaggio dei grandi della terra. Il fine dei regnanti tedeschi è manifesto. Non è la fede a riempire i loro cuori e a guidare le loro azioni, ma l'avidità di guadagno. Dell'Altissimo essi si arrogano la gloria e l'adorazione, trasformando cosí i sudditi in miserabili idolatri.
Solo le parole che ebbi il privilegio di udire dalla Vostra voce hanno rinfuso la speranza in questo cuore, insieme alle notizie che giungono da Allstedt. La nuova liturgia che per merito Vostro e dei Vostri dottissimi scritti viene ora inaugurata è l'inizio del risveglio. La parola di Dio può finalmente raggiungere i suoi eletti e recuperare tutto il suo splendore. Quale miglior segno che Voi siate l'interprete della Sua volontà? Cosa piú del seguito spontaneo che ottenete? Degli umili che sollevano la testa e inseguono il riscatto promesso dal Signore?
Ecco, per ciò che Vi riguarda dico di star saldo e non perderVi mai d'animo; quanto a me, da questo mio avamposto, nei tempi a venire avrò cura di trasmetterVi ogni notizia che possa tornare a maggior gloria di Dio.
Certo che la protezione del Signore vi accompagnerà sempre,
Qoèlet
il giorno 5 di novembre dell'anno 1523

Ripiego il foglio e soffio sulla candela. Sdraiato a occhi aperti nel buio riaccendo il fuoco della cappella di Mallerbach.
Eravamo ad Allstedt da un anno, Magister Thomas era stato chiamato lí dal consiglio cittadino. Ogni domenica i suoi sermoni innalzavano il cuore di tutti e in quei giorni avremmo potuto fare qualunque cosa: soprattutto farla pagare ai francescani di Neudorf, lerci usurai che strozzavano i contadini. Avremmo fatto giustizia di tutti gli anni di abbuffate alle spalle dei poveracci.

Prima la saccheggiamo, poi due fascine, un po' di pece e la loro chiesetta è già mangiata dalle fiamme. Mentre ce ne stiamo lí a vederla venir giú arrivano due tirapiedi di Zeiss, l'esattore, avvertiti dai frati. Subito si precipitano al pozzo, due secchi a testa: il padrone ha schioccato le dita e si caccerebbero dentro le fiamme dell'inferno. Prima che una goccia sia versata, usciamo dall'ombra, neri di fuliggine, spranghe in mano: - Fossi in voi mi preoccuperei del bosco... Qui ormai non c'è piú niente da fare.
Dieci contro due. Ci guardano. Si guardano. Posano i secchi e se ne vanno.

Le fiamme si dileguano, mi rigiro nel letto. La faccia da porco di Zeiss affiora dall'oscurità. Il riscuotitore di censo per conto del Principe Elettore. Quelle fiamme gli avevano scottato tanto il culo da chiamare gente da fuori per scovare gli incendiari. E bravo Zeiss! La città invasa da stranieri in armi? Niente di meglio per aizzare il popolo contro di te. Basta pronunciare il nome di Müntzer Una sola volta per far accorrere i suoi angeli custodi: un centinaio di minatori con pale e picconi che emergono dalle viscere della terra e ti trascinano sotto. Le donne della città che ti vogliono castrare. Le cose ti sfuggivano di mano: come un bimbo impaurito ti sei attaccato alle gonne della mamma e sei andato a piangere dall'Elettore. Immagino la scena: tu che strisci e cerchi di spiegare come hai perso il controllo della città e Federico il Savio che ti redarguisce.

ZEISS: Vostra Grazia, con la sua ben nota lungimiranza, avrà già intuito il motivo della visita del suo servitore...
FEDERICO: Ho intuito, Zeiss, ho intuito. Ma la mia lungimiranza non ha ragione di essere scomodata. È da qualche, tempo che dal conte di Mansfeld non fanno che arrivarmi lamentele sul vostro villaggetto di Allstedt. Pare che il nuovo predicatore vi stia dando dei seri problemi. Del resto foste proprio voi a non avvertirmi del suo insediamento nella vostra parrocchia e i guai che ne sono derivati spero vi insegneranno una maggiore accortezza.
ZEISS: Vostra Grazia sa che non fu mia la responsabilità: il consiglio della città decise di non comunicarvi la scelta di messer Thomas Müntzer. Sapete bene che, dal canto mio...
FEDERICO: Non cercate di scusarvi, Zeiss! Sappiate che di fronte a questo trono finisce lo scaricabarile. In fondo, quel Müntzer, a me personalmente, non ha dato alcun fastidio. Il fatto è che in Turingia ci sono un po' troppe persone piene di sé. Prima Lutero fa una sfuriata a Spalatino perché metta in riga questo predicatore che non gli porta abbastanza rispetto, poi il conte di Mansfeld mi scrive che il vostro consiglio difende un sobillatore che lo ha apertamente insultato. Poi, che altro?
ZEISS: Be', c'è il fatto di cui sono venuto a parlarvi, per l'appunto. Ma già qualcosa vi sarà noto, per quanto le vicende della nostra città non siano certo cosí rilevanti.
FEDERICO: E allora? Mi dicono che è bruciata una cappelletta di campagna.
ZEISS: Si trattava, per la precisione, della cappella della Santa Vergine di Mallerbach, sulla strada tra Allstedt e Querfurt, di proprietà dei francescani del convento di Neudorf. Durante la funzione domenicale è stata rubata la campana e il giorno dopo le è stato dato fuoco. Ho inviato due uomini fidati a spegnere l'incendio, ma quelli sono stati lí a guardare e hanno poi dichiarato che si sono tenuti a distanza per salvaguardare il bosco dalle fiamme, visto che la cappella era ormai perduta.
FEDERICO: Fin qui, niente di nuovo. I frati di Neudorf sono stati particolarmente pedanti nel descrivere la situazione quando hanno richiesto il mio intervento. Se non ricordo male vi scrissi di non far precipitare le cose, di trovare un responsabile qualsiasi, di tenerlo in prigione un giorno e di pagare voi una cifra simbolica come risarcimento. Che quei frati capissero che sono sí un difensore della fede, ma non ho troppo in simpatia chi mi fa la cresta sulle tasse!
ZEISS: Ma tutti in città sapevano che gli incendiari erano gli accoliti del predicatore. Vostra Grazia si immagini che hanno fondato una lega, la Lega degli eletti la chiamano, e hanno le armi. Era difficile evitare lo scontro diretto senza perdere la faccia...
FEDERICO: Quindi la responsabilità di tutto ciò è da ascrivere a questo Müntzer?
ZEISS: Certo... e a sua moglie, quella Ottilie von Gersen! Quando cercavo un colpevole, è stata soprattutto quella strega a scatenarmi contro la popolazione intera.
FEDERICO: Ci si mettono anche le donne adesso...
ZEISS: Per quanto ho visto è una pazza scatenata degna di suo marito. E suscita l'ammirazione piú viva nelle altre donne e negli uomini.
FEDERICO: Stringete Zeiss, come si è conclusa la faccenda?
ZEISS: Ho dovuto chiamare rinforzi dall'esterno e la moglie del predicatore ha cominciato a strillare che gli stranieri volevano invadere Allstedt, che io mi ero venduto... Volevano linciarmi!
FEDERICO: Non c'è da darle torto: è stata una mossa da cazzone, la vostra.
ZEISS: Ma cosa potevo fare! I francescani non mi davano pace. Alla fine mi si è presentato un manipolo di minatori della contea di Mansfeld, una cinquantina, a chiedermi se Magister Thomas stava bene, se tutto era tranquillo o se c'era bisogno del loro aiuto, che se qualcuno gli avesse torto un capello avrebbe dovuto vedersela con loro... Dopo quella visita ho rinunciato a qualsiasi azione di forza. Non voglio essere il responsabile dello scoppio di una rivolta nei possedimenti di Vostra Grazia.
FEDERICO: Bene, Zeiss. E ora vi dirò cosa ne penso di tutta questa faccenda. Volevate un predicatore focoso e innovatore che desse lustro alla vostra cittadina di campagna. Ma questo tipo si è rivelato difficile da manovrare, ha portato dalla sua il consiglio cittadino, ha messo in mano al popolino qualche sasso e qualche forcone e voi e il conte di Mansfeld vi siete cagati addosso. E ora venite a chiedere aiuto.
ZEISS: Ma Vostra Grazia...
FEDERICO: Silenzio! Penso che tutto questo vi calzi come un abito nuovo. Tuttavia, da qualche tempo, fatti di questo genere si ripetono un po' ovunque. Si inizia col saccheggiare le chiese e si finisce con il chiedere un ordinamento municipale per qualsiasi paesuncolo. I contadini sono in subbuglio in tutta la Germania e non è il caso di lasciare a piede libero le teste calde. Tra un paio di settimane riceverete la visita di mio fratello il duca Giovanni e di mio nipote Giovanni Federico. Preparerete un'accoglienza degna; farete capire che il Principe Elettore non gradisce tanta agitazione e che se il popolo ha delle rimostranze contro i francescani di Neudorf, deve rivolgersi direttamente ai suoi inviati, per bocca del borgomastro o del suo predicatore. In tutti i casi organizzate un incontro con questo Thomas Müntzer. Ditegli pure che lo abbiamo richiesto noi, espressamente, e che prepari un sermone in cui espone le sue idee. In fondo è ancora in prova, deve ottenere la nostra approvazione per diventare pastore della vostra chiesa.
ZEISS: Vostra Grazia ha sempre la soluzione migliore per tutto.
FEDERICO: Già, ma troppo spesso i subalterni che devono attuarla si rivelano delle emerite teste di cazzo.

Ghigno da solo, il buio inghiotte le loro sagome restituendomi quella di Magister Thomas all'alba di quel gran giorno d'estate...

Nessun commento: